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Cos’è la fiducia tecnica e come potrebbe far nascere un governo guidato da Cottarelli

Nelle ultime ore si parla di fiducia tecnica: cosa è? E in che modo può permettere di far nascere un governo guidato da Carlo Cottarelli? L’astensione di alcune forze politiche sul voto di fiducia può dar vita a quella che viene definita ‘non sfiducia tecnica’, permettendo così all’esecutivo di partire.
A cura di Stefano Rizzuti
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La confusione nelle ultime ore regna sovrana e lo scenario politico varia di minuto in minuto. Questa mattina il presidente del Consiglio incaricato, Carlo Cottarelli, ha fatto sapere di essere disposto ad attendere ancora prima di consegnare la lista dei ministri in quanto stava tornando attuale l’ipotesi di un governo politico. Ma tra le voci che si rincorrono c’è anche quella di mandare avanti il governo Cottarelli fino a nuove elezioni, probabilmente in autunno. Anche per scongiurare un ritorno alle urne il 29 luglio, idea già criticata dal leader della Lega Matteo Salvini. Si è quindi fatto largo un nuovo scenario: quello che prevede una ‘fiducia tecnica’ al governo Cottarelli o, ancor meglio, una ‘non sfiducia tecnica’. Tradotto in poche parole, vuol dire che alcuni partiti si asterranno sul voto di fiducia all’eventuale governo guidato dall’ex commissario alla spending review, permettendo così all’esecutivo di partire – ma per pochi mesi – con i voti di meno di metà del Parlamento. In realtà anche questa ipotesi è al momento difficile da immaginare, considerando che il M5s e il suo leader Luigi Di Maio continuano a sostenere che voteranno contro la fiducia a Cottarelli e non si asterranno. A quel punto potrebbe non essere sufficiente l’astensione della sola Lega per far partire il governo.

Cos’è la fiducia tecnica

L’ipotesi della fiducia tecnica viene presa in considerazione da quando Salvini si è detto disponibile a soluzioni emergenziali, anche per evitare il voto a fine luglio con un alto rischio di astensionismo. Ma cosa è esattamente la fiducia tecnica? Si tratta di un accordo tra forze politiche contrapposte, per un periodo di tempo limitato, con uno o più scopi comuni. In questo caso l’obiettivo sarebbe quello di approvare la legge di bilancio in autunno e scongiurare l’aumento dell’Iva. Ma anche, allo stesso tempo, l’idea è quella di traghettare il Paese fino al voto, evitando però il ritorno alle urne in estate.

Come si ottiene la fiducia tecnica? Per raggiungere questo obiettivo è necessario che alcuni partiti – teoricamente contrari al governo – si astengano durante il voto di fiducia, evitando così il voto contrario. In questo modo si abbasserebbe il quorum e il presidente incaricato, in questo caso Cottarelli, otterrebbe la fiducia da una minoranza del Parlamento: tanto basta, però, per andare avanti fino a quando le due Camere non decideranno di sfiduciarlo. In sostanza, alcuni gruppi dovrebbero semplicemente evitare di votare contro e astenersi, permettendo così a pochi voti favorevoli di diventare sufficienti per ottenere la fiducia. Una possibilità che viene facilitata al Senato dal nuovo regolamento: per applicarla, fino al 2017, era necessario per i senatori contrari uscire dall’aula e non solo astenersi. Con il nuovo regolamento, invece, l’astensione non vale più come voto contrario a Palazzo Madama, come avveniva invece in passato.

Il precedente del governo Andreotti III

Il ricorso alla fiducia tecnica non è una novità assoluta e non a caso Di Maio la definisce una pratica da Prima Repubblica. Difatti, l’unica volta che è stata impiegata in Parlamento risale proprio nella Prima Repubblica, esattamente nel 1976. Quando il governo Andreotti III ottenne la fiducia proprio grazie all’astensione del Pci. Così partì un monocolore Dc con 258 voti favorevoli alla Camera, 44 contrari e ben 303 astenuti. Al Senato la situazione fu un parte diversa ma con l’astensione di 69 senatori e con 136 voti favorevoli.

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