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Concordia, Schettino a processo. La procura dice “no” al patteggiamento

L’ex comandante Francesco Schettino torna in aula a Grosseto. E’ l’unico imputato del processo per il naufragio della nave, avvenuto il 13 gennaio 2012 davanti all’isola del Giglio, nel quale sono morte 32 persone. Secondo la procura, 3 anni e 5 mesi di pena (patteggiamento) sono ritenuti “non proporzionati ai reati contestati”.
A cura di Biagio Chiariello
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Ore 17.15 – La Procura di Grosseto ha dato parere negativo alla richiesta di patteggiamento, pari a tre anni e cinque mesi, avanzata dalla difesa di Francesco Schettino. La pena è ritenuta "non proporzionata ai reati contestati".

Il naufragio della Costa Concordia giunge alla resa dei conti. Al Teatro Moderno di Grosseto si apre la prima vera udienza del dibattimento che vede come unico imputato Francesco Schettino, l'ex comandante della nave da crociera inabissatasi nella notte del 13 gennaio 2012 di fronte all'Isola del Giglio. 32 furono i morti. Presente anche Domnica Cemortan, la moldava che era in compagnia di Schettino durante il naufragio. "Chiederemo il patteggiamento a 3 anni e 5 mesi". ha annunciato l'avvocato Donato Laino, del collegio difensivo di Francesco Schettino, prima dell'inizio del processo.

L'ex comandante, presente in aula, è imputato con le accuse di omicidio colposo plurimo, disastro colposo e abbandono di nave. Laino ha ammesso comunque che la richiesta di patteggiare "è un fatto formale, ma tanto la procura ci dirà di no". Gli avvocati di Schettino avevano già precedentemente presentato richiesta di patteggiamento, che era stata però respinta a maggio dal gup di Grosseto, a differenza di altri cinque imputati nel procedimento: gli ufficiali Ciro Ambrosio e Silvia Coronica, il timoniere Jacob Rusli Bin, l'hotel director Manrico Giampedroni e il direttore dell'unità di crisi di Costa Crociere Roberto Ferrarini.

 "Non fu un inchino" – Nel corso di un pausa del processo, il procuratore Verusio ha voluto fare un precisazione tra la pratica dell'"inchino" e quanto "effettivamente avvenuto" la notte del naufragio. "Se fosse stato un inchino la nave sarebbe passata a 4-500 metri e non ci sarebbe stato il naufragio. Invece, Schettino anche per assecondare le richieste di Tievoli, andò vicinissimo portando la nave contro gli scogli". Le osservazioni di Verusio, secondo quanto scrivono le agenzie, faranno parte delle argomentazioni dell'accusa e sono da mettere in relazione all'inchiesta stralcio contro 5 membri del Consiglio di amministrazione di Costa Spa scaturita da una denuncia di passeggeri che vogliono estendere le responsabilità anche ai vertici della Compagnia di navigazione.

Durante la prima pausa del processo ha parlato anche lo stesso Schettino: "E' strano che la mia nave, la Costa Concordia, sia ancora lì, ma non saprei…" ha affermato il comandante a proposito dei tempi e delle modalità di rimozione del relitto davanti al Giglio. "Sì, la Concordia era la mia nave", ha anche detto senza però esprimersi ulteriormente sulla questione della rimozione. A chi chiedeva se fosse tornato al Giglio, Schettino non ha risposto e si è allontanato.

Costa Spa, ministero ambiente e Wwf, tra le parti civili – Tribunale di Grosseto ha dichiarato ammissibile la costituzione di parte civile del ministero della compagnia Costa Crociere SpA, dell'Ambiente, del Wwf Italia e di tutte le altre parti civili, ad eccezione dell'Unione nazionale consumatori-Comitato regionale del Piemonte, "in quanto richiesta proveniente da un ente privo di qualunque collegamento territoriale con il locus commissi delicti". Lo ha annunciato, dopo tre ore di camera di consiglio, il presidente del collegio penale del Tribunale di Grosseto, Giovanni Puliatti.

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