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Bracciante morta: indagato il titolare dell’azienda presso cui lavorava Paola Clemente

Il titolare dell’azienda agricola presso cui è morta Paola Clemente è finito sotto inchiesta. Si sospetta l’uso di fitofarmaci dannosi per la salute dei braccianti.
A cura di Davide Falcioni
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La procura di Trani ha aperto un'inchiesta nei confronti del titolare dell'azienda agricola Perrone di Andria presso cui lavorava Paola Clemente, la bracciate agricola morta lo scorso 13 luglio nei campi. Fino ad ora l'unico a essere finito nel mirino dei magistrati pugliesi era stato Ciro Grassi, autista del gruppo di braccianti di cui faceva parte la donna, accusato di omicidio colposo e omissione di soccorso

L'autopsia sul corpo della donna è stata compiuta oggi dopo la riesumazione della salma e dovrà accertare le cause del decesso e l'eventuale inalazione di sostanze tossiche potenzialmente letali. A lanciare l'allarme in tal senso è stato nei giorni scorsi Giuseppe Deleonardis, segretario della Flai Cgil Puglia, che ha ipotizzato che sotto i tendoni – dove i braccianti lavorano all'acinellatura dell'uva – si facesse un massiccio uso di fitofarmaci pericolosi per la salute.

Prosegue dunque il lavoro della Procura di Trani per far luce su quanto avvenuto lo scorso 13 luglio, quando Paola Clemente si accasciò a terra mentre lavorava all'acinellatura dell'uva in un campo di San Giorgio Jonico: il dramma è rimasto nell'ombra per settimane, per emergere solo nei giorni scorsi in seguito alla richiesta di chiarezza avanzata dal marito della donna, Stefano Arcuri. E' stato lui il primo a rivelare come sua moglie si "spaccasse la schiena" per soli 2 euro all'ora, meno di 20 euro al giorno. La tragedia che ha colpito Paola Clemente non è la prima: pochi giorni dopo il suo decesso infatti sono morti Mohamed – un bracciante che lavorava nei campi di pomodoro senza neppure un regolare contratto – e un tunisino a Polignano a Mare, anch'egli mentre era a lavoro per pochi spiccioli. Qualche giorno fa infine è stata la volta di Arcangelo, un uomo di 42 anni in coma all'ospedale di Potenza. La Cgil è convinta che i malori – che fino a qualche anno fa interessavano per lo più migranti, e non facevano quindi notizia – siano causati dall'uso di fitofarmaci pericolosi. Sulla vicenda è recentemente intervenuto anche il ministro Martina: "Il caporalato in agricoltura è un fenomeno da combattere come la mafia e per batterlo occorre la massima mobilitazione di tutti: istituzioni, imprese, associazioni e organizzazioni sindacali".

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