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Braccianti morti, il ministro Martina: “Caporalato come la mafia”

Il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, è intervenuto sui drammatici casi di morti nelle campagne tra cui quello di Paola Clemente dei giorni scorsi e sul nuovo allarme caporalato.
A cura di Susanna Picone
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“Il caporalato in agricoltura è un fenomeno da combattere come la mafia e per batterlo occorre la massima mobilitazione di tutti: istituzioni, imprese, associazioni e organizzazioni sindacali”: a pronunciare queste parole è stato il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, intervenuto dopo i decessi di alcuni braccianti in Puglia. “Chi conosce situazioni irregolari deve denunciarle. La nostra deve essere una battaglia senza sosta”, ha aggiunto Martina dicendo che in queste settimane il suo ministero ha lavorato con quello del Lavoro “sia per intensificare i controlli che per consolidare nuove pratiche utili al contrasto permanente del fenomeno”. Il ministro Martina ha ricordato anche che dal primo settembre prende il via la “Rete del lavoro agricolo di qualità”. “Per la prima volta in Italia – ha sottolineato Martina – si istituisce un sistema pubblico di certificazione etica del lavoro che riguarderà proprio le imprese agricole. Il `certificato di qualità´ non sarà un semplice bollino di natura burocratica ma attesterà il percorso delle verifiche puntuali e preventive effettuate individuando e valorizzando le aziende virtuose”. “Questo è solo un primo passo – ha aggiunto ancora il ministro -, ma può fare davvero la differenza se utilizzato con continuità e attenzione da parte di tutti. La nostra deve essere una battaglia senza sosta e senza quartiere alla piaga del caporalato e del lavoro nero in agricoltura”.

Bracciante morta: indagato l'autista del bus che l’ha portata nei campi

A proposito della morte della bracciante Paola Clemente è stato iscritto nel registro degli indagati l'autista del bus che il 13 luglio scorso ha condotto la donna e altri braccianti da San Giorgio Ionico (Taranto) nelle campagne di Andria, dove la 49enne è stata stroncata da un malore. La procura ha individuato l’uomo nell'autista del bus, ma dall'esposto-querela presentato da Stefano Arcuri, marito della vittima, risulta che l’indagato è colui che ha organizzato la squadra di braccianti e il viaggio dal tarantino verso il nord barese. Dalla procura di Trani precisano comunque che l'iscrizione nel registro degli indagati è un atto dovuto in vista della riesumazione del corpo e dell'autopsia. L'indagine, per omicidio colposo e omissione di soccorso, è coordinata dal pm di Trani Alessandro Pesce e dal procuratore Carlo Maria Capristo che ha promesso che l’inchiesta sul decesso di Paola Clemente andrà a fondo “e darà giustizia alla famiglia della vittima”. Secondo il procuratore sul fenomeno del caporalato c'è però un muro di gomma: “La gente non collabora, preferisce guadagnare pochi spiccioli anziché collaborare alle nostre indagini finalizzate a debellare il fenomeno”.

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