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Rai, Berlusconi dice no a Foa: “L’azienda pubblica è di tutti”. Salvini: “Riconfermo fiducia”

La commissione di Vigilanza sulla Rai non ha approvato la nomina di Marcello Foa a presidente della tv pubblica. A palazzo San Macuto hanno votato 23 componenti della commissione: i voti favorevoli sono stati 22 e una scheda bianca.
A cura di Annalisa Cangemi
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La commissione di Vigilanza sulla Rai non ha approvato la nomina di Marcello Foa a presidente della tv pubblica. A palazzo San Macuto, sede periferica della Camera, hanno votato 23 componenti della commissione: i voti favorevoli sono stati 22 (sotto il previsto quorum di 27 voti su 40), una scheda bianca.I n Vigilanza non hanno partecipato al voto, pur essendo presenti nell'aula della commissione, i parlamentari di Forza Italia (fatta eccezione per il presidente Alberto Barachini, che ha votato), del Partito democratico e di Liberi e Uguali. A questo punto la Foa, dopo l'ok a maggioranza di ieri nel cda Rai, non è in carica: la legge prevede infatti il parere vincolante della Vigilanza, a maggioranza di due terzi per la ratifica definitiva.

Decisiva l'opposizione di Forza Italia, che twitta così: "Il servizio pubblico non appartiene alla maggioranza o al governo, appartiene a tutti!". "Sulle nomine Rai mi aspettavo un comportamento normale nei rapporti fra alleati – commenta Silvio Berlusconi in un'intervista sul Mattino – o se preferisce un corretto rapporto maggioranza-opposizione. Il servizio pubblico non appartiene alla maggioranza o al governo, appartiene a tutti. Mi dispiace, ma non possiamo accettare questa forzatura".

"Altro che asse tra Pd e Fi sulla Rai, l'unico asse di cui siamo profondamente rammaricati è quello che si è creato in violazione della volontà popolare – e nello specifico in violazione dello spirito della legge sulla Rai – tra Lega e M5S", gli fanno eco le capigruppo di Forza Italia di Camera e Senato, Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini aggiungendo che si tratta di "un asse che al governo sta provocando gravissimi danni al Paese". 

"Forza Italia è sempre stata ed è sempre disponibile al confronto. E anche sulla Rai sarà disponibile a confrontarsi sul metodo e sui profili più adatti a ricoprire la carica di presidente. Forza Italia nasce per cambiare il Paese ma non è con le violazioni delle regole democratiche o con le imposizioni e le forzature che si realizza il cambiamento. A guidare la nostra azione sono unicamente la lealtà e l'adesione totale al programma che gli italiani hanno votato il 4 marzo: quello è il cambiamento, non certo questa brutta copia che è al governo", continuano in una nota.

"Mi auguro che Foa non si dimetta", dice Gianluigi Paragone, capogruppo M5S in Vigilanza Rai, commentando lo stop – "Volevamo la Rai del cambiamento, l'opposizione ha detto no". E poi continua in un'intervista a Repubblica: "Foa presiederà il cda come consigliere anziano. Sono i tempi della politica. Bisogna aspettare che la politica faccia maturare il quorum qualificato. Nel frattempo resta tutto così". 

Le opposizioni premono invece per una rimozione immediata: "Il cda nomini un altro presidente" – ha tuonato Federico Fornaro (LeU) – "Non è primo presidente che non ha ottenuto i voti della Vigilanza. La nomina del presidente Foa sarebbe stata efficace solo con il voto della Vigilanza. Siccome questa non ha dato il suo voto, non è efficace, non è presidente della Rai".

Cosa succede adesso

"Prendo atto con rispetto della decisione della commissione di Vigilanza della Rai" – annuncia Foa dopo il voto di questa mattina – "Come noto, non ho chiesto alcun incarico nel consiglio che mi è stato proposto dall'azionista. Non posso, pertanto, che mettermi a sua disposizione invitandolo a indicarmi quali siano i passi più opportuni da intraprendere nell'interesse della Rai". A questo punto il giornalista potrebbe dimettersi, come è già accaduto nel 2005 per il caso dell'ex Ragioniere generale dello Stato, Andrea Monorchio, che indicato presidente della tv pubblica e bocciato dalla Vigilanza, rinunciò a tutti gli incarichi. Oppure, come recita lo stesso Statuto Rai, potrebbe anche restare in cda, facendo leva sul ruolo di ‘consigliere anziano' (a 55 anni è il più avanti in età sui sette componenti del consiglio). All'articolo 22 lo Statuto di Viale Mazzini specifica quali sono i poteri del presidente, che "convoca il consiglio di amministrazione, ne fissa l'ordine del giorno tenendo conto delle materie segnalate dagli organi delegati e delle proposte del direttore generale, ne presiede le adunanze, ne coordina i lavori e provvede affinché adeguate informazioni sulle materie iscritte all'ordine del giorno vengano fornite a tutti i consiglieri. Inoltre il presidente cura la convocazione dell'assemblea, in esecuzione della deliberazione del consiglio di amministrazione". Il cda, recita ancora lo Statuto, "può nominare tra i suoi membri, senza compensi aggiuntivi, un vice presidente. Al vice presidente possono essere attribuiti esclusivamente i poteri di sostituzione del presidente in caso di sua assenza, impedimento o vacanza di carica. La nomina alla carica di vice presidente diviene efficace dopo che sia divenuta efficace quella del presidente. In mancanza di un vice presidente, la funzione e i poteri del presidente sono esercitati dal consigliere più anziano di età".

L'appoggio a Foa è stato rinnovato anche dal ministro degli Interni Matteo Salvini: "Correttamente Marcello Foa ha detto si rimette ad ogni decisione del suo azionista: è stato indicato dal ministro dell'Economia, dal Governo. Il parere che darò sarà assolutamente di riconfermare la fiducia a Marcello Foa e poi finalmente tornare a lavorare, offrire un'informazione a tutti e per tutti, cosa che non sempre la Rai ha fornito in questi anni". 

Anche il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio è intervenuto per sostenere Marcello Foa, e per sottolineare che spetta alla commissione trovare eventualmente un'alternativa: "Va eletto un presidente della Rai: se ci sarà un'intesa tra le forze politiche su Foa è auspicabile che torni, altrimenti sono le forze politiche che siedono in commissione, nella loro interlocuzione, che possono trovare un'alternativa. Il governo" – ha aggiunto – "non può ignorare la commissione di Vigilanza Rai: se ci sarà un'intesa intorno al nome di Foa per me è auspicabile che torni in commissione di Vigilanza, se non c'è è chiaro che non può tornare".

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