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Beppe Grillo vuole un mondo senza carceri: “Le prigioni sono un vero e proprio business”

Beppe Grillo vuole un mondo senza carceri: “Le carceri sono una struttura progettata per infliggere legalmente dolore, uno strumento di controllo sociale e un vero e proprio business. Un business fantastico, perché continua a crescere e se si ferma non c’è che fare una nuova legge e creare altri criminali”, scrive sul suo blog.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’idea di Beppe Grillo è quella di un mondo senza carceri. E a spiegarlo è lo stesso fondatore e garante del MoVimento 5 Stelle con un post sul suo blog. Secondo Grillo, il sistema punitivo adottato in tutto il mondo “non funziona”. Servono “mezzi alternativi” e il problema principale – sostiene Grillo citando il criminologo Nils Christie – è che “le carceri sono una struttura progettata per infliggere legalmente dolore, uno strumento di controllo sociale e un vero e proprio business. Un business fantastico, perché continua a crescere e se si ferma non c’è che fare una nuova legge e creare altri criminali”.

Grillo, nel suo post, spiega perché questo sistema a suo parere non funziona. “Senza fare molta retorica, mi pare che si rubi, si stupri e si uccida ancora. Sono passati millenni, faraoni, re e interi imperi sono scomparsi, eppure in fondo in fondo parliamo sempre delle stesse cose”, sottolinea fornendo qualche dato: “L’ultimo rapporto dell’Associazione Antigone parla chiaro, dalla fine del 2015 ad oggi il numero dei detenuti in Italia è cresciuto davvero tanto, ben 6.098 in più. Il sovraffollamento è pari al 115,2%. Inoltre molte sezioni di molti carceri non vengono utilizzate”.

Ma il vero problema è un altro, secondo Grillo: “Sono i recidivi. Ad oggi sono un numero incredibile. Su circa 58.000 detenuti, solo il 37% non avevano mai commesso altri crimini, per il restante 63% le mura dello Stato erano già note, addirittura il 13% di loro (più di 7000 persone) avevano dalle 5 alle 9 precedenti carcerazioni”. In più, secondo il garante del M5s, “rinchiudere una persona dentro una stanza per anni, oltre a essere una tortura senza senso, non porta a nulla e non capisco quali risultati dovrebbe portare”.

Grillo si chiede poi quale sia il significato di crimine, chiedendosi addirittura se il crimine esiste. “Sicuramente esistono degli atti disumani, nessuno lo mette in dubbio, ma se analizziamo bene cosa intendiamo per crimine scopriamo che c’è dell’altro”, precisa sostenendo che “il crimine è difficile da definire esattamente. Non è qualcosa che esiste in natura, qualcosa di dato, finito, di certo. È qualcosa che esiste nelle nostre menti e con il tempo cambia assumendo nuove forme e colori”.

L’obiettivo quindi è tendere a un mondo a carceri zero o “al minimo possibile”. “In questa prospettiva – prosegue Grillo – la soluzione penale diventa una delle possibilità, non più la sola. La punizione diventa una, ma solo una, tra diverse opzioni.  La pena non è mai la riposta adeguata al crimine per la sua soluzione; anzi si limita a fabbricarlo. La prigione, il più delle volte, è dannosa per gli individui. La cosa importante nella politica carceraria di un qualsiasi paese civile sarebbe cercare misure alternative al carcere e molto spesso questo significa accompagnarli verso uno standard di vita accettabile: provare a cercare un’abitazione, cercare alternative nei periodi di disoccupazione, rieducare, reintegrare, far si che si possa ricreare una vita. Per davvero”.

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