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Bari, dottoressa violentata nella guardia medica: “La Procura impugna la scarcerazione”

I giudici del Riesame avevano stabilito la scarcerazione dell’aggressore perché la donna aveva presentato denuncia troppo tardi, ben oltre il tempo stabilito dalla legge. Ma la Procura ha deciso che impugnerà questo provvedimento: “Non siamo impazziti. A breve avrete tutti i dettagli”.
A cura di Ida Artiaco
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Era stata violentata da un paziente mentre era in servizio in una guardia medica, ma aveva denunciato troppo tardi i fatti. Per questo, stando a quanto stabilito dal Tribunale del Riesame, il suo aggressore, Maurizio Zecca, 53 anni di Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari, è stato scarcerato, con concessione agli arresti domiciliari. Ma la vicenda della dottoressa pugliese vittima di violenza non si chiude qui: il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, ha infatti nelle ultime ore annunciato all'Ansa che "la Procura impugnerà questo provvedimento", predisponendo il ricorso contro l'ingiusta decisione. "Ravvisiamo la connessione con reati procedibili d'ufficio – ha sottolineato Volpe – e questo supera il problema della improcedibilità per querela tardiva".

In particolare, si fa riferimento nell'altra contestazione di stalking addebitata all'indagato dalla pm che ha coordinato le indagini, Simona Filoni, ai reati di "minacce gravi, violazione di domicilio aggravata e violenza privata, che sono tutti reati procedibili d'ufficio". I giudici, infatti, avevano ritenuto il reato di violenza sessuale improcedibile perché la denuncia del medico è stata presentata dopo 9 mesi dalla violenza, quindi oltre i 6 mesi previsti per legge per un reato come quello che è procedibile solo a querela di parte. "Non siamo impazziti – ha continuato ancora il procuratore – tanto da contestare un reato improcedibile perché denunciato troppo tardi. Stiamo predisponendo il ricorso e domani avrete tutti i dettagli".

Secondo quanto ricostruito dalla Procura di Bari, la dottoressa sarebbe stata vittima di "un'opera di lenta e crescente persecuzione, – si legge nell'imputazione – arrivando a maturare una vera e propria ossessione" nei suoi confronti. L'incubo della donna sarebbe cominciato nell'ottobre 2016, costretta persino a cambiare tre diverse sedi di lavoro fino a quando ha deciso di sporgere denuncia contro l'uomo. L’aggressore si era invaghito della dottoressa e aveva iniziato a perseguitarla con messaggi e telefonate per più di anno, arrivando a violentarla nell'ambulatorio dove prestava servizio come guardia medica e a minacciarla di morte.

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