West Nile, parla l’esperto: “Questo virus lo conosciamo bene. Niente panico, non è una pandemia”

L'aumento dei casi di Febbre del Nilo sta generando una psicosi collettiva nonostante non esista alcuna emergenza sanitaria a livello nazionale o locale. I casi in Italia sarebbero circa diecimila (tra ufficiali e non), finora 8 i decessi, ma si tratta in realtà di un virus che i medici italiani conoscono bene, perché sebbene l'infezione da West Nile è notoriamente diffusa in altre aree geografiche, nel periodo estivo si è sempre registrato un aumento dei contagi anche nel nostro paese.
"L'anno scorso abbiamo avuto la stessa problematica, perché è una situazione che si verifica in questo periodo dell'anno – spiega il dott. Alessandro Perrella, direttore dell'Unità Operativa Complessa malattie infettive emergenti dell'ospedale Cotugno di Napoli -. Al momento non ci sono elementi che ci fanno pensare che siamo di fronte a una catastrofica pandemia infettiva causata da chissà quale agente particolare, è un virus che conosciamo molto bene e sappiamo quello che può comportare".
Non andare subito in ospedale.
"Se veniamo punti da una zanzara e sviluppiamo una febbre con temperatura elevata, non vuol dire che abbiamo il West Nile. Può essere banalmente uno sbalzo di temperatura, molto frequente in estate, che magari ha favorito l'insorgere di una faringite o un altra affezione tipica di questo periodo dell'anno. La raccomandazione è quella di allarmarsi solo in presenza di una febbre poco responsiva ai farmaci di uso comune, attraverso il consulto del proprio medico curante che saprà indirizzare il paziente verso un percorso ambulatoriale o ospedaliero."

Non tutte le punture di zanzara, vettore per eccellenza, veicolano questo virus, il cui serbatoio sono i volatili. Non solo: la puntura di una zanzara vettore potrebbe non determinare automaticamente l'infezione: "L'infezione di una persona già affetta da patologie gravi o immunodepressa può vessare il suo sistema immunitario dando luogo a una manifestazione clinica più significativa. In questi casi, in assenza di un antivirale specifico, andiamo ad agire per migliorare la performance del paziente, rendendo il suo sistema immunitario capace di soverchiare il virus".
Si studia per produrre un vaccino
"Proprio per la bassissima incidenza, non esiste attualmente un antivirale specifico per questo virus. Attualmente esiste un vaccino, ma non per gli esseri umani – spiega il dott. Perrella -. Ci sono vari studi per la produzione di questo vaccino anche per gli esseri umani, ma arriverà sicuramente se le ricerche dovessero dare i loro frutti. Ma ripeto: non c'è nessun motivo per cui allarmarsi e gridare ad una nuova pandemia".