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“Vorrei una margherita d’asporto”, ma veniva consegnata cocaina. A Trento inchiesta su droga e affari pubblici

La Guardia di Finanza di Trento, coordinata dalla Procura Distrettuale, ha scoperchiato una rete criminale ben strutturata e insospettabile emettendo 37 misure restruttive, 18 delle quali in carcere.
A cura di Davide Falcioni
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Una pizza d’asporto? Solo all’apparenza. Dietro a quelle che sembravano normalissime ordinazioni telefoniche in pizzeria si celava un linguaggio in codice per l’acquisto di cocaina: a ogni "gusto" corrispondeva a un quantitativo preciso di droga. E il pagamento, in alcuni casi, avveniva persino con il POS di attività commerciali reali. È solo uno dei dettagli emersi dall’operazione "Torre d’Oro", condotta dalla Guardia di Finanza di Trento e coordinata dalla Procura Distrettuale, che ha scoperchiato una rete criminale ben strutturata e insospettabile.

Trentasette persone sono state raggiunte da misure restrittive: 18 in carcere, 2 ai domiciliari, 13 con divieto di dimora in provincia, 3 con obbligo di dimora e una con obbligo di firma. I reati contestati vanno dal traffico di droga al riciclaggio, passando per l’autoriciclaggio, la corruzione, il peculato e il trasferimento fraudolento di valori. Sigilli sono stati apposti a locali come il bar Dolce Vita a Trento, l’Andel Haus e il Tower ad Andalo, nonché a un caffè a Lavis. Ma a colpire sono soprattutto i nomi coinvolti: tra questi spicca Andrea Villotti, ex presidente della società pubblica Patrimonio del Trentino ed ex capo di gabinetto del presidente della Regione, Maurizio Fugatti. Con lui, risulterebbero indagati anche Michele Maistri, direttore generale della società, e Rocco Bolner, responsabile legale.

Al centro delle indagini, il tentativo – secondo l'accusa – della famiglia imprenditoriale Agostini, tramite l’imprenditore Alessio Agostini, di ottenere condizioni favorevoli per l’acquisizione del Grand Hotel Imperial di Levico. Una struttura termale di prestigio, gestita proprio da Patrimonio del Trentino, per la quale sarebbero state elargite "regalie" e promesse di denaro a Villotti: cene, ingressi in spa, gioielli. Tutto per ottenere un bando "su misura", costruito – come emerso da intercettazioni e pedinamenti – con mesi d’anticipo. Villotti è indagato per corruzione e peculato: avrebbe fatto acquistare alla società pubblica beni poi donati a una conoscente. Per lui è scattata la sospensione per 12 mesi dai pubblici uffici; l’imprenditore Agostini è stato interdetto per un anno dal contrattare con la pubblica amministrazione e dall’assumere ruoli direttivi.

Come spiega il quotidiano Il Dolomiti le indagini, avviate anni fa attraverso il monitoraggio delle acquisizioni sospette di bar, ristoranti e hotel in Trentino – soprattutto durante la pandemia – hanno permesso di individuare quattro gruppi criminali distinti. Al vertice del primo vi era un ristoratore italiano con legami familiari nel settore, che, attraverso una rete di pusher e locali di sua proprietà, gestiva lo spaccio di cocaina. I proventi venivano poi riciclati tramite polizze assicurative, con la complicità di un commercialista e di un intermediario finanziario, e reinvestiti in immobili, oro e orologi di lusso.

Il secondo gruppo, attivo nel traffico di hashish, si riforniva da Torino e Bologna. Si parla di 80 chili di stupefacente e profitti stimati in oltre 7 milioni di euro. Il terzo gruppo, invece, si occupava di droga a livello internazionale, con carichi di cocaina, hashish e marijuana provenienti da Belgio e Olanda, distribuiti tramite corrieri e depositati in un bar a Lavis.

Infine, un quarto sodalizio – formato da tre cittadini albanesi e una donna moldava, tutti residenti a Trento – aveva investito i proventi di precedenti traffici in un nuovo bar nel centro storico, intestato fittiziamente a un prestanome per eludere la legge.

Un’indagine che squarcia il velo su una criminalità ben radicata nel tessuto economico e sociale del Trentino, e che lascia intravedere un sistema capillare di interessi illeciti tra droga, affari e pubblica amministrazione.

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