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Violenze all’asilo, le maestre: “Volevamo denunciare, ma ci minacciavano”

Emergono nuovi dettagli in merito a quanto accadeva nella scuola materna San Romano di Roma, dove nei giorni scorsi sono state arrestate due maestre. Insegnanti e collaboratori sapevano ma non parlavano per paura di perdere il lavoro.
A cura di Susanna Picone
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Emergono nuovi dettagli in merito a quanto accadeva nella scuola materna San Romano di Roma, dove nei giorni scorsi sono state arrestate due maestre. Insegnanti e collaboratori sapevano ma non parlavano per paura di perdere il lavoro.

Diverse persone avrebbero saputo delle botte e dei maltrattamenti che avvenivano all’asilo San Romano, dove giovedì scorso due maestre sono state arrestate, ma non parlavano perché avevano paura. Paura di ritorsioni, di perdere il lavoro. Questo sarebbe emerso dagli interrogatori compiuti all’indomani dei fatti dell’asilo: c’erano stati degli avvertimenti, qualche minaccia e degli episodi di mobbing. Negli uffici del commissariato San Basilio le colleghe di Franca Mattei – arrestata per aver maltrattato e umiliato alcuni bambini, con la copertura della direttrice Maria Rosaria Citti – hanno ammesso di non aver denunciato quello che accadeva a scuola “perché chi segnalava con insistenza veniva emarginato o insultato. Qualcuno aveva anche paura di perdere il lavoro”.

Lunedì gli interrogatori – Insomma, insegnanti e collaboratori scolastici si erano accorti che c’era qualcosa di strano nella sezione F, si erano accorti che la collega Mattei trattava con violenza i piccoli, ma quando si rivolgevano alla dirigente si trovavano di fronte a un muro di silenzio e omertà. Un vero e proprio mobbing, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, contro chi raccontava di aver assistito a violenze. Per questo la dirigente dell’asilo rischia ora nuove accuse: le due maestre saranno ascoltate lunedì mattina negli uffici del tribunale. Fino alle conclusioni delle indagini la procura ha deciso di non diffondere ai genitori dei bambini le immagini che mostrano i maltrattamenti subiti. L’obiettivo è evitare che le testimonianze possano essere condizionate.

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