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Violenza sessuale, la decisone della Consulta: “Sempre il patrocinio di Stato per le vittime”

Tutte le vittime di reati di violenza, di qualsiasi condizione sociale ed economica, avranno diritto di chiedere e ottenere il patrocinio dello Stato. È quanto sancito quest’oggi dalla Corte Costituzionale: l’ammissione al gratuito patrocinio sarà dunque automatica e non più vincolata ai limiti di reddito. Si tratta di una decisione che ha l’obiettivo di offrire un sostegno ancora più concreto a chi ha subito abusi, incoraggiando le vittime a denunciare.
A cura di Chiara Ammendola
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Sì al patrocinio alle spese dello Stato per tutte le vittime di reati di violenza – dai maltrattamenti in famiglia, alla violenza sessuale, allo stalking – a prescindere da situazioni di "non abbienza". È quanto sancito dalla Corte costituzionale, con una sentenza che di fatto è la prima depositata nel 2021 e il cui relatore è il presidente Giancarlo Coraggio.

Una sentenza fondamentale nell'ambito dei diritti delle donne poiché dispone l'ammissione automatica – a prescindere dai limiti di reddito – al patrocinio a spese dello Stato delle persone offese da reati di violenza. "La scelta effettuata con la disposizione in esame – si legge nella sentenza – rientra nella piena discrezionalità del legislatore e non appare né irragionevole né lesiva del principio di parità di trattamento, considerata la vulnerabilità delle vittime dei reati indicati dalla norma medesima oltre che le esigenze di garantire al massimo il venire alla luce di tali reati".

"Nel nostro ordinamento giuridico, specialmente negli ultimi anni – rileva la Corte – è stato dato grande spazio a provvedimenti e misure tesi a garantire una risposta più efficace verso i reati contro la libertà e l'autodeterminazione sessuale, considerati di crescente allarme sociale, anche alla luce della maggiore sensibilità culturale e giuridica in materia di violenza contro le donne e i minori. Di qui – proseguono i giudici – la volontà di approntare un sistema più efficace per sostenere le vittime, agevolandone il coinvolgimento nell'emersione e nell'accertamento delle condotte penalmente rilevanti".

L'obiettivo secondo la Consulta resta uno: incoraggiare le vittime a denunciare le violenze subite partecipando di fatto in maniera attiva nella ricerca della verità: "È evidente, che la ‘ratio' della disciplina in esame è rinvenibile in una precisa scelta di indirizzo politico-criminale che ha l'obiettivo di offrire un concreto sostegno alla persona offesa, la cui vulnerabilità è accentuata dalla particolare natura dei reati di cui è vittima, e a incoraggiarla a denunciare e a partecipare attivamente al percorso di emersione della verità".

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