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Vince un miliardo al Gratta e Vinci poi scopre che il biglietto è contraffatto

Una donna messinese vinse un miliardo al Gratta e Vinci nel 1998: subito dopo però scoprì che il biglietto era falso. Dopo 20 anni di battaglie legali è stata condannata anche a pagare le spese processuali.
A cura di Davide Falcioni
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Pensate di vincere mezzo milione di euro al Gratta e Vinci. Pensate che, dopo l'esplosione di gioia, vi mettiate a riscrivere il vostro futuro programmando acquisti, investimenti importanti e una vita agiata. Poi immaginate cosa accadesse se qualcuno all'improvviso vi dicesse che non c'è mai stata nessuna vincita. E' quello che è successo a una donna di Messina che nel 1998 vinse un miliardo di lire al Gratta e Vinci acquistando un biglietto in una tabaccheria della provincia siciliana. La donna, all'epoca al terzo mese di gravidanza, pensò quel giorno di aver risolto gran parte dei suoi problemi economici ma ben presto il suo sognò svanì: il Monopolio di Stato infatti le comunicò che il suo biglietto era contraffatto.

A raccontare la storia è la Gazzetta del Sud: la donna trovò quattro farfalle dopo aver grattato il tagliandino e scoprì in quel modo di aver vinto la bellezza di un miliardo. L'esplosione di gioia durò pochi giorni: dopo aver depositato in banca il biglietto “vincente” per avviare la pratica di riscossione del premio i Monopoli di Stato le comunicarono che il tagliando risultava contraffatto. Ebbe inizio così una battaglia legale durata vent'anni. La donna non ha mai creduto alla tesi della contraffazione del tagliando esposta dai Monopoli di Stato anche perché l’inchiesta aperta nei suoi confronti dalla Procura di Roma per truffa si è chiusa con l’archiviazione. Per questo ha intrapreso una causa civile seguita dall’avvocato Lettrio Catalfamo. Nel dicembre dello scorso anno la Corte d’Appello ha rigettato il ricorso alla sentenza emessa dal Tribunale in primo grado nel luglio del 2010.

La donna in secondo grado aveva avanzato la richiesta di risarcimento danni subiti. Oltre al danno subentra adesso anche la beffa. In virtù delle sentenze del Tribunale Civile e della Corte d’Appello le è stato chiesto di pagare 32.104,85 euro per le spese processuali. “La mia vita è distrutta, quello che mi è successo la ritengo un’ingiustizia” ha dichiarato la donna alla Gazzetta del Sud.

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