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Omicidio ex vigilessa Sofia Stefani

Vigilessa uccisa, Gualandi: “Contratto di sottomissione? Era un gioco. Chiedo scusa al suo fidanzato”

Giampiero Gualandi, l’ex comandante della Polizia Locale di Anzola Emilia, imputato nel processo per l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dal legame affettivo della collega Sofia Stefani, ha parlato oggi in aula nella prima udienza dopo la pausa estiva: “Tra di noi messaggi a sfondo sessuale. Tutto nasceva dalla sua passione per il film Cinquanta sfumature di grigio”.
A cura di Ida Artiaco
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Sofia Stefani e Giampiero Gualandi.
Sofia Stefani e Giampiero Gualandi.
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Ha preso la parola oggi davanti ai giudici della Corte d'Assise di Bologna, Giampiero Gualandi, l'ex comandante della Polizia Locale di Anzola Emilia, imputato nel processo per l'omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dal legame affettivo della collega Sofia Stefani, 33 anni, con cui aveva una relazione extraconiugale. Si ricordi che per la difesa si è trattato di un colpo partito accidentalmente durante una colluttazione, mentre per la Procura l'uomo ha ucciso la vittima intenzionalmente.

Gualandi ha affermato nel corso dell'udienza di oggi, la prima dopo la pausa estiva, che con la Stefani "ci siamo mandati tanti messaggi a sfondo sessuale, foto, immagini e anche link. Tutto nasceva dalla passione di Sofia per un film che l'aveva colpita, ma che io non ho visto, ovvero Cinquanta sfumature di grigio. Una sola volta Sofia prenotò una stanza in un locale che riproduceva fedelmente una location del film, ma poi non ci siamo andati, lei ha disdetto".

Il legale che assiste i genitori di Sofia, Andrea Speranzoni, è poi tornato sull'argomento legato al "contratto di sottomissione sessuale" tra i due, tirato fuori dalla procuratrice Lucia Russo all'inizio del processo. "Anche il contratto era un gioco. Non so sé lo abbiamo sottoscritto, mi sembrava di sì, ma non saprei, ricordo di averlo sottoscritto io, perché la redazione finale del contratto la feci io e poi glielo mandai, ma non ricordo se lo firmò lei. Comunque io non ho visto il film, né letto il libro". Rispondendo sempre alle domande dell'avvocato di parte civile, a proposito di una chiavetta usb sequestrata allo stesso imputato con immagini sessuali tra i due, Gualandi ha poi detto di "non ricordare se Sofia era a conoscenza di questo materiale", e di "non ricordare" se alcune di queste foto erano state scattate all'interno degli uffici di Anzola. L'imputato ha però confermato che "ci sono stati momenti di intimità, non frequenti, anche in ufficio, ad Anzola, con Sofia".

Infine Gualandi si è rivolto al fidanzato della vittima. "La volta scorsa nel chiedere perdono ai genitori di Sofia e a tutte le persone a lei care, ho dimenticato di chiedere perdono a Stefano, il suo fidanzato, quindi chiedo perdono anche a lui", ha detto rispondendo alle domande dei suoi legali, Claudio Benenati e Lorenzo Valgimigli. "Per quanto fossi sentimentalmente legato a Sofia, non potevo pensare di lasciare la mia famiglia, poi lei aveva 33 anni e io 62. Lei rifiutava la mia decisione di lasciarla, si sentiva presa in giro, e senza il mio appoggio aveva paura di perdere il lavoro", ha concluso in seguito Gualandi.

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