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Verona, sesso e abusi sulla figlia 11enne: condannato. Lei: “Non distinguevo il bene dal male”

Un medico di Verona è stato condannato a 12 anni di reclusione per aver abusato della figlia dal 2006 al 2011, da quando la vittima aveva solo 11 anni. La ragazza, che oggi è una donna, ha scritto una lunga lettera per raccontare la vicenda di cui è stata vittima e lanciare un appello a chi è nella sua situazione: “La lotta è dura, ma ne varrà la pena. Noi non siamo più vittime, ma combattenti. Dobbiamo avere il coraggio di denunciare”.
A cura di Ida Artiaco
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È stata violentata dal papà per 5 anni, da quando ne aveva 11. Un incubo da quale è riuscita a svegliarsi solo ieri, martedì 16 luglio, quando l'uomo, medico di professione, è stato condannato a 12 anni di reclusione. È successo a Verona: i fatti si sarebbero svolti dal 2005 al 2011, quando la ragazza era ancora una bambina. L'adolescente, che alla fine ha trovato il coraggio di denunciare tutto alla mamma, ha raccontato di aver cominciato ad essere baciata sulle labbra dal padre, il quale l'ha poi costretta ad un rapporto sessuale completo quando lei è arrivata a frequentare il primo superiore. Fu allora che la mamma della vittima decise di allontanarsi dal marito, il quale ha tuttavia continuato a perseguitarle. Per questo era già condannato per stalking a due anni e sei mesi e ad altri due mesi per non aver sostenuto economicamente la famiglia.

Proprio quella ragazzina, che oggi è cresciuta, ha deciso di condividere il suo pensiero sulla vicenda inviando una lunga lettera al quotidiano L'Arena. "Una vita ad inseguire la giustizia che ti spetta. La lotta verso ciò che ti spetta è lunga. Ma, prima di tutto, devi prenderne consapevolezza. Ero piccola ed avevo vissuto fin dalla nascita nella violenza. Non riuscivo a distinguere il bene dal male, per cui non capivo che quello che mi stava succedendo era completamente sbagliato", ha scritto la figlia dell'uomo condannato, sottolineando che "la consapevolezza è arrivata piano piano, crescendo e iniziando a rapportarmi con il mondo esterno. È arrivata qualche anno dopo che le cose erano terminate. Il primo grande passo l'ho fatto poco più di 3 anni fa. E mi riferisco alla scelta di denunciare le violenze subite. Credo che arrivare a questo punto sia stato un grande traguardo". Infine, lancia un appello a chi si trova nella sua stessa situazione: "La lotta è dura, però credo che ne varrà la pena. Non solo per me e per la mia famiglia, ma perché sono certa che qualcuno là fuori capirà che noi non siamo più vittime, ma combattenti. E insieme ognuna di noi, ogni donna che ha avuto ed ha il coraggio di denunciare, farà tanto. Farà tanto per tutte noi e per chi non ha ancora avuto il coraggio di farlo".

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