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I genitori di Valentina Giunta, uccisa dal figlio 15enne: “Da anni viveva nel terrore”

Il fermo del 15enne accusato dell’omicidio della mamma – Laura Valentina Giunta, 32 anni – è stato convalidato ieri dal gip del Tribunale di Catania. Il ragazzo è detenuto in un penitenziario minorile.
A cura di Davide Falcioni
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Il fermo del ragazzino di 15 anni accusato dell'omicidio della mamma – Valentina Giunta, 32 anni – è stato convalidato ieri dal gip del Tribunale di Catania.

La donna è stata uccisa nella tarda serata di lunedì al culmine di una lite in una casa di via Di Giacomo, nel quartiere San Cristoforo di Catania. Il figlio – secondo la tesi dell'accusa – l'avrebbe ripetutamente accoltellate per poi darsi alla fuga, venendo catturato dagli uomini della Squadra Mobile la mattina del 26 luglio.

È stato il ragazzino, ora detenuto in un Istituto penitenziario minorile ed accusato di omicidio volontario, a confessare il delitto durante l’interrogatorio davanti al Gip raccontando cosa è accaduto la sera di lunedì: il 15enne viveva con la nonna paterna ed era intenzionato a lasciare definitivamente la casa della madre, la quale si era opposta a questa sua decisione convinta che il figlio avrebbe rischiato di seguire le orme del padre, detenuto in un carcere del nisseno.

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Valentina Giunta era determinata a cambiare vita e allontanarsi dalla famiglia del marito, anche in virtù di minacce ed episodi violenti di cui era stata vittima; una scelta che il figlio non condivideva e che era oggetto di frequenti liti, l'ultima delle quali culminata in tragedia.

Questa la versione finora confermata dal giovanissimo imputato: restano però ancora delle zone d’ombra per chiarire se l'adolescente abbia avuto un supporto nel delitto, anche dopo la sua fuga durata diverse ore. Ed è anche la famiglia di Valentina, che è parte offesa nell’inchiesta, a chiedere, tramite il proprio legale, l'avvocato Salvatore Cannata, che venga fatta "chiarezza", anche, "sul contesto deviato e deviante in cui è maturato l’efferato delitto", nella convinzione che ci siano "responsabilità che non si possono limitare al solo fatto di sangue".

Valentina, infatti, conviveva da anni "con la paura che qualcosa di grave le sarebbe potuto accadere" nella sua vecchia casa e per questo "da alcuni mesi si era trasferita insieme al padre in un’altra abitazione presa in affitto". "Nell’ultimo anno – ha ricostruito l'avvocato – sono stati diversi gli episodi di violenza, anche gravi, che hanno visto come persone offese Valentina Giunta e la sua famiglia e come protagonisti attivi la famiglia del suo ex convivente".

In questo quadro, è la tesi della famiglia di Valentina, il figlio 15enne si era molto legato ai nonni paterni e avrebbe sviluppato risentimento verso la madre. La donna, ha ricostruito il medico legale, è stata colpita "con un’arma da punta e taglio al collo, al fianco e alla spalla sinistra che le cagionava la lesione di grossi vasi sanguigni con shock emorragico, che ne determinava la morte".

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