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Val Susa, manifestante No Tav ferita al volto: è grave. Gli attivisti: “Colpita da un lacrimogeno”

I fatti durante gli scontri con le forze dell’ordine di ieri, 17 aprile, a San Didero in direzione del cantiere dell’autoporto. L’attivista sarebbe stata — secondo quanto riportato dai militanti — ferita “dal lancio di un lacrimogeno”. Secondo gli inquirenti, le modalità del ferimento sono da accertare. E la questura smentisce le ricostruzioni dei manifestanti.
A cura di Biagio Chiariello
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Una donna di 36 anni, Giovanna S. e attivista No Tav, è rimasta ferita al volto durante i disordini di sabato sera nei pressi del cantiere del nuovo autoporto, a San Didero. Lo riferiscono fonti del movimento e della Valle di Susa. La donna attualmente è ricoverata con "trauma da corpo contundente", trasferita dall’ospedale di Rivoli al pronto soccorso di chirurgia delle Molinette di Torino. La sua prognosi è di 25 giorni. Si tratta di un’antagonista di Pisa, con precedenti per resistenza, oltraggio, interruzione pubblico servizio, violenza privata e danneggiamento. Stando alle ricostruzioni dei militanti il ferimento della 36enne sarebbe da attribuire al lancio di un lacrimogeno da parte delle forze dell'ordine. "È stata colpita da un lacrimogeno lanciato ad altezza uomo mentre alcuni manifestanti. Stavano salutando gli attivisti sul tetto", dicono i No Tav che hanno organizzato una conferenza stampa davanti al salone polivalente di San Didero. Si è fratturata un'orbita. "Ha due traumi cerebrali". Un avvenimento tutto da accertare per gli inquirenti, che sottolineano come il lancio di lacrimogeni da parte delle forze dell'ordine sia avvenuto da "grande distanza".

"Ha subito pressioni in ospedale in un momento di fragilità, è stata colpevolizzata per essere stata ferita nel corso si una manifestazione no Tav. La polizia ha cercato di interrogarla entrando nella sua stanza in ospedale. È inaccettabile", dicono i manifestanti in un comunicato. "Ieri sera si è sfiorata una tragedia annunciata. Ci sono stati feriti anche i passato per i lacrimogeni".

Sul lancio di lacrimogeni è intervenuta la consigliera regionale Francesca Frediani, ex Cinque Stelle: "Proprio ieri abbiamo denunciato il lancio di lacrimogeni ad altezza uomo e l’imponente, spropositata, presenza di forze dell’ordine a tutela di un cantiere irregolare" commenta l'esponente del Movimento 4 ottobre. "Uno Stato che ha bisogno della forza – aggiunge – è uno Stato debole. La storia del Tav è sbagliata fin dall’inizio e già da tempo doveva essere scritta la parola fine. E invece… Spero che la donna ferita si riprenda presto e che si chiariscano correttamente le dinamiche dei fatti", conclude Frediani."Quello che è successo è ignobile. Io condanno tutte le forme di violenza- dice Loredana Bellone, ex sindaco e oggi consigliere di San Didero. "Ieri il fumo dei lacrimogeni si sentiva fino a San Didero. Dobbiamo allentare questa pressione forrissima di forze dell'ordine. Non è necessaria tutta questa forza qui in valle. Se da parte loro cala la pressione, queste vose non succedono".

"I lacrimogeni non sono in grado di fare quei traumi". Lo spiegano dalla questura di Torino, dopo il ferimento dell'attivista No Tav. "La donna rimasta – dicono dalla questura – ha dichiarato ai sanitari di essere stata ferita da un corpo contundente, non da un lacrimogeno. Peraltro il trauma da corpo contundente e' un trauma da impatto caduta a terra o fuoco amico, invece i lacrimogeni lanciati a distanza di 30-40 metri si sfaldano in dischi di sostanza polverosa di pochi millimetri che si incendiano e fanno fumo"

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