video suggerito
video suggerito

Val D’Aosta: lite tra ragazzi rischia di far esplodere una guerra di ‘Ndrangheta

I fatti risalgono al 2015, quando una discussione tra due giovani di origini calabresi innescò conseguenze pericolosissime facendo sfiorare una vera e propria faida tra famiglie legate alla ‘Ndrangheta.
A cura di Davide Falcioni
423 CONDIVISIONI
Immagine

Una banale lite tra due ragazzi ha rischiato di innescare una vera e propria faida tra famiglie calabresi residenti in Val D'Aosta: è successo quasi quattro anni fa, all'inizio dell'estate del 2015, ma la notizia si è diffusa solo in questi giorni dopo la pubblicazione dell'ordinanza di custodia cautelare per l'operazione ‘Geenna' sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta sull'arco alpino. La tensione salì alle stelle in seguito a una rissa tra il nipote di Antonio Raso e il figlio di Salvatore Filice, con quest'ultimo che aveva riportato contusioni guaribili in una settimana. Nell'ordinanza, una cui parte è stata resa nota da Repubblica – si legge: "La vicenda è rilevante in quanto dimostrativa di dinamiche interne alle due fazioni tipiche della ‘ndrangheta in cui un mero litigio tra ragazzi provoca reciproche pretese di rispettabilità tali da muovere la stessa locale di San Luca al fine di comporre gli attriti. In particolare, emerge la valenza dei Nirta di San Luca quali referenti per salvaguardare l'onore famigliare".

Salvatore Filice, titolare di un night club a Chatillon, aveva chiesto un risarcimento di 10mila euro ai familiari di Antonio Raso, spingendosi persino a minacciare gli zii di quest'ultimo con una pistola. Questi, sentendosi offesi per l'affronto subito, si erano quindi rivolti ad Antonio Raso per risolvere la questione. "…ha fatto un cazzo di casino qua che siamo dovuti andare ad aggiustare le cose…" dice Raso in un'intercettazione. "Della vicenda vennero informati anche i referenti calabresi – si legge – sia della compagine ‘ndranghetista aostana, sia di Salvatore Filice e si sono mossi personaggi influenti che hanno rispettato le regole della consorteria mafiosa".

Dopo numerosi non andati a buon fine, con la partecipazione anche di Marco Di Donato, presunto referente di una cosca valdostana ("…io l'ho fatto per la famiglia mia…" è riportato in un'intercettazione), la vicenda era stata risolta alla fine di una riunione "tesissima" in un pub di Sarre.

423 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views