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Un pezzo di terra confiscata alla mafia e un quadro di Pippo Fava saranno mandati nello Spazio

Il progetto Moon gallery porterà sulla Stazione spaziale internazionale (Iss) 64 miniature di opere d’arte, racchiuse in quadratini di plexiglass. Due di questi vengono da Catania:  il primo è la riproduzione del dipinto a olio Studio sul dolore, del giornalista ucciso dalla mafia Pippo Fava; il secondo è un pezzo di terra di un bene confiscato al clan Santapaola-Ercolano, la famiglia di Cosa nostra che ordinò l’assassinio del cronista. “La polvere sulla Luna odora di polvere da sparo – spiega Giuseppe Andreozzi, della Fondazione Giuseppe Fava – . E anche certi pezzi di terra in Sicilia”.
A cura di Luisa Santangelo
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La polvere, sulla Luna, odora di polvere da sparo. Alcuni pezzi di terra, in Sicilia, pure. È uno strano punto d'incontro, ma esiste. E nel momento in cui un pezzettino di terra confiscata alla mafia finirà sulla Luna il collegamento sarà storia. A febbraio 2022, quando al comando della missione Cygnus sulla Stazione spaziale internazionale ci sarà l'astronauta Samantha Cristoforetti, nello Spazio con lei porterà una teca con 64 cubi di plexiglass. Un centimetro per lato, non di più. Una bacheca che comporrà il progetto Moon gallery: opere d'arte miniaturizzate da installare all'interno della futura base spaziale costruita sulla Luna. Dei 64 quadratini, due arrivano da Catania. Il primo è lo Studio sul dolore, la riproduzione di un dipinto a olio di Giuseppe Fava realizzato nel 1965. Il secondo è un pezzo di terra del Giardino di Scidà, un bene confiscato alla famiglia di Cosa nostra Santapaola-Ercolano e dal 2017 affidato alla gestione dell'associazione I Siciliani giovani e della Fondazione Giuseppe Fava.

"È un progetto al quale ho lavorato per tutto il 2020", spiega a Fanpage.it Giuseppe Andreozzi, marito di Elena e quindi genero di Pippo Fava, il giornalista ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984. "Ho scoperto di questo progetto durante un congresso internazionale – continua Andreozzi – Bisognava superare una selezione abbastanza dura: presentare il progetto, realizzare i primi manufatti, competere con i lavori presentati da tutto il mondo". Dopo il primo viaggio di prova, a febbraio 2022 con 64 opere d'arte, bisognerà attendere che la base spaziale sulla Luna diventi una realtà – al momento, è un progetto della Nasa – perché l'olandese Stichting Moon gallery Foundation si occupi di installarci dentro le cento opere d'arte selezionate.  "È stupefacente che ben due siano le nostre – prosegue Andreozzi – Quando ho conosciuto il presidente della fondazione Moon gallery, il professor Bernard Foing, abbiamo parlato del fatto che i rogoliti lunari odorino di polvere da sparo". Così lui ha pensato: "Anche io ho della terra che puzza di polvere da sparo".

Sulla Luna, come messaggio da lasciare ai posteri e come ideale da tramandare, andrà uno dei più famosi dipinti di Pippo Fava. "Lo Studio sul dolore è uno dei suoi quadri più belli. Lo abbiamo usato come copertina per tutte le mostre che abbiamo fatto con la Fondazione fino a oggi". E lo usava, tra la seconda metà degli anni Sessanta e i Settanta, lo stesso Fava per presentare le sue mostre. "Sembra una crocifissione moderna: il dolore della madre e dell'amico che incorniciano quello dell'uomo che muore". Stavolta, però, senza riuscire a salvare nessuno. Il riferimento a criminalità organizzata e corruzione non avrebbe nemmeno bisogno di essere spiegato.

L'altro quadratino, sempre proposto dalla Fondazione Fava e accolto dal progetto Moon gallery, è un pezzo di terra catanese preso dal Giardino di Scidà, un bene confiscato alla famiglia mafiosa che ha ordinato l'assassinio di Fava e diventato, dal 2017, il cuore di molti progetti etnei di antimafia sociale. Come il quadro di Fava, anche il titolo dato alla terra nella piccola teca trasparente non avrebbe bisogno di spiegazioni: "Could lunar dust smell different?". Può la polvere di Luna avere un odore diverso? E quella di Sicilia?

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