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Alessandra Matteuzzi uccisa a Bologna, ultime news

Un anno fa il femminicidio di Alessandra Matteuzzi a Bologna: “Dolore e rabbia non passano”

“Giustizia per noi significa che Padovani ammetta ciò che ha fatto e che paghi con le giuste pene di legge”: così a Fanpage.it l’avvocato dei familiari della donna uccisa dall’ex compagno. Il 23 agosto 2022 la tragedia di Alessandra Matteuzzi in via dell’Arcoveggio, a Bologna.
Intervista a Chiara Rinaldi
Legale della famiglia di Alessandra Matteuzzi, uccisa dall'ex compagno
A cura di Beppe Facchini
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Alessandra Matteuzzi, uccisa a Bologna
Alessandra Matteuzzi, uccisa a Bologna
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Giustizia per noi significa che Padovani ammetta ciò che ha fatto e che paghi con le giuste pene di legge”. Parola di Chiara Rinaldi, legale, insieme al collega Antonio Petroncini, dei familiari di Alessandra Matteuzzi, la donna di 57 anni massacrata la sera del 23 agosto 2022 sotto casa in via dell'Arcoveggio, alla periferia di Bologna, con martellate e colpi di panchina dall'ex compagno, Giovanni Padovani.

A inizio maggio è cominciato il processo nei confronti dell'uomo, accusato di omicidio pluriaggravato da premeditazione, futili motivi e stalking. E a un anno esatto dalla tragedia, è proprio l'avvocato Rinaldi, che dal primo momento non ha mai lasciato soli i parenti della vittima, a partire dalla sorella Stefania (“Non dimentichiamoci che era con lei al telefono mentre veniva massacrata”, ricorda), a fare il punto sulla vicenda ai microfoni di Fanpage.it.

L'avvocata Chiara Rinaldi
L'avvocata Chiara Rinaldi

Com'è stato per i familiari di Alessandra l'anno appena trascorso?

"Molto complicato, perché il dolore non passa e la rabbia per quello che è successo è ovviamente sempre presente".

E invece dal punto di vista giudiziario?

"Si sta andando avanti molto velocemente. È stato conferito un ulteriore incarico a due psichiatri da parte della Corte di Assise di Bologna, che stanno valutando la capacità di intendere e di volere di Giovanni Padovani al momento del fatto. I lavori peritali stanno procedendo anche tutto il mese di agosto, quindi senza tener conto minimamente della sospensione feriale: il 2 ottobre torneremo in aula per sentire due o tre testi, dopodiché, secondo il nostro parere, si dovrebbe arrivare a una definizione del giudizio in tempi molto brevi".

E pensare che un anno fa si era detto che proprio a causa di alcuni uffici chiusi per ferie non si era riusciti a intervenire in tempo per evitare la tragedia.

"In realtà non è proprio così, anche se giornalisticamente è passato questo messaggio. Il punto è che a livello giuridico, purtroppo, la denuncia querela che fece Alessandra non aveva i connotati cosi pregnanti da poter far applicare misure specifiche nei confronti del Padovani stesso".

Gli esiti della perizia verranno illustrati il prossimo 2 ottobre?

"No, arriveranno in un'altra udienza, a fine novembre".

Dopo il nuovo conferimento dell'incarico vi siete comunque detti tranquilli e convinti che quel giorno Padovani fosse capace di intendere e volere.

"Si, confermo: su questo siamo molto sereni. E d'altronde lo eravamo anche quando si è posto il problema della valutazione sulle sue capacità di essere presente durante il giudizio: la prima parte del conferimento dell'incarico era infatti riferita proprio alla capacità dello stesso Padovani di presenziare scientemente alle udienze e anche in quel caso non avevamo alcun tipo di dubbio, tanto che le conclusioni peritali ci hanno dato ragione".

Padovani era infatti in aula all'udienza del 19 luglio scorso: come lo ha visto?

"Per tutta la durata dell'udienza era in aula e non ha battuto ciglio, non ha avuto nessun tipo di manifestazione. E non perché non si renda ancora conto di quanto ha fatto, anzi: se ne rende conto perfettamente, proprio per quello riesce ad avere questo genere di comportamento, almeno secondo la mia modestissima esperienza e opinione".

Dopo l'omicidio di Alessandra si è aperto anche il capitolo dei commenti d'odio sui social: come procede?

"Quattro persone sono già a giudizio per il nuovo anno, poi c'è tutta una serie di attività che sta portando avanti la Polizia Postale con nuove identificazioni, anche perché ogni volta che esce una notizia su questa vicenda c'è sempre qualcuno che straparla e io lo denuncio. È da un anno che lo faccio per conto della famiglia. È una cosa abominevole, ci dev'essere una regolamentazione sui social. Da un lato, per carità, si devono tutelare i diritti costituzionali di poter dire ed esprimere il proprio parere, però bisogna capire che ci sono limiti che non possono essere superati con tutta questa facilità".

Un anno dopo la morte di Alessandra l'elenco delle donne vittime di femminicidio nel nostro Paese continua ad allungarsi: di cosa c'è bisogno per fermare davvero tutto questo?

"Serve un tavolo di confronto in cui ci si spogli dai pregiudizi e dalle proprie idee e considerazioni. E si deve fare una valutazione più serena possibile, cercando da un lato di rispettare i diritti inviolabili di ogni persona, ma dall'altro occorre però tener conto che ormai la violenza sulle donne, che parte dalla palpata alla natica fino alla molestia vera e propria e allo stupro, fino all'omicidio, è veramente un'emergenza sociale. Un'emergenza che va affrontata a muso duro, facendo il possibile tutti insieme per trovare una via d'uscita: non è più tollerabile una gestione del genere".

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