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Udine, uomo rischia di morire nel lago gelato per recuperare il cane

Un 57enne fiorentino si è tuffato nelle gelide acque del lago del rifugio Ziegelhütte per salvare il suo cane, ma ha rischiato di morire di ipotermia.
A cura di Davide Falcioni
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Un turista fiorentino di 57 anni è stato soccorso nel primo pomeriggio di ieri, 27 dicembre, dagli uomini della stazione di Sappada del Soccorso Alpino e Speleologico e dall'elisoccorso regionale dopo essere caduto in acqua nel laghetto di pesca sportiva presso il rifugio Ziegelhütte.

Stando a quanto accertato l'uomo si è portato verso il lago ghiacciato per aiutare il proprio cane che era caduto in acqua e, dopo averlo tirato fuori, non riusciva più uscirne a sua volta.

Un passante lo ha aiutato porgendogli la propria cintura ma, una volta fuori, essendo rimasto in acqua per una decina di minuti, il 57enne aveva un principio d'ipotermia. L'equipaggio sanitario dell'elisoccorso, atterrato poco lontano, gli ha portato una coperta termica, mentre il medico di bordo lo ha visitato.

L'uomo ha rifiutato il ricovero, così i soccorritori della stazione di Sappada, arrivati sul posto con la jeep, lo hanno ricondotto alla sua auto affinché potesse rientrare in paese.

Che cos’è l’ipotermia

L'ipotermia è una condizione di emergenza causata dall’esposizione a una bassa temperatura atmosferica o dall’immersione in acqua fredda (ma anche da malattie come la anoressia nervosa, l’Encefalopatia di Wernicke o il morbo di Addison) per il nostro corpo che, generalmente, perde calore più rapidamente di quanto lo produca. Per questa ragione, quando la temperatura corporea scende al di sotto dei 35 °C è molto pericoloso poiché cuore, sistema nervoso e altri organi non riescono a funzionare correttamente.

Se non si interviene in tempo, l’ipotermia può provocare anche la morte. La prima cosa da fare è tentare di alzare la temperatura corporea spostandosi se è possibile in un ambiente caldo e asciutto e togliendo gli indumenti bagnati e avvolgendosi in coperte asciutte, coprendo anche la testa e lasciando scoperto solo il volto.

Poi è utile massaggiare o sfregare il corpo, bere liquidi caldi e fare impacchi caldi, sulla gabbia toracica o all’inguine, non su gambe o braccia e nemmeno sul collo. Qualora si riesca a raggiungere un pronto soccorso, i medici potranno intervenire con un’emodialisi o una flebo per riscaldare il sangue, oppure attraverso la somministrazione di ossigeno umidificato o con una soluzione salina calda per riscaldare alcune aree del corpo.

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