Ucciso e bruciato in una cava: cinque indagati per la morte di Francesco Diviesti di Barletta

La Direzione distrettuale antimafia di Bari ha notificato nella tarda serata del 30 aprile cinque avvisi di garanzia nell’ambito delle indagini sulla morte del giovane il cui corpo, senza vita e parzialmente carbonizzato, è stato rinvenuto nella mattina del 29 aprile in una cava situata tra Canosa di Puglia e Minervino Murge.
Gli inquirenti sembrano non avere troppi dubbi sul fatto che si tratti di Francesco Diviesti, il parrucchiere ventiseienne scomparso misteriosamente la sera del 25 aprile. Tuttavia, l’identificazione ufficiale sarà possibile solo dopo gli esami autoptici e altri accertamenti medico-legali.
I familiari sono assistiti dall’avvocato Michele Cianci, che ieri ha sottolineato come "ad oggi non vi è stato alcun rapporto comparativo tra il cadavere ritrovato e Francesco nè, tantomeno, alcun riconoscimento da parte dei genitori. Pertanto, non vi è alcuna certezza che sia Francesco".
L’autopsia sarà eseguita a breve presso l’Istituto di Medicina Legale del Policlinico di Bari dalla dottoressa Sara Sablone, incaricata dal pool antimafia e dai pubblici ministeri Daniela Chimienti ed Ettore Cardinali, titolari dell’inchiesta.
Nel frattempo, la Procura ha disposto l’acquisizione dei tabulati telefonici del giovane per ricostruirne gli ultimi spostamenti e contatti. Le accuse nei confronti dei cinque indagati — tre residenti a Barletta, uno a Minervino Murge e un cittadino albanese — sono pesantissime: si ipotizza il concorso in omicidio volontario, aggravato dal metodo mafioso.
Gli investigatori della Polizia di Stato stanno seguendo anche una pista che conduce a un violento litigio avvenuto pochi giorni prima della scomparsa, nei pressi di un bar del centro cittadino. Un episodio che potrebbe avere un legame diretto con la morte del ragazzo e che, secondo gli inquirenti, potrebbe costituire il movente dell’omicidio.
Le indagini proseguono serrate. Una villa situata non lontano dal rudere dove è stato ritrovato il corpo è stata posta sotto sequestro: al suo interno, gli investigatori avrebbero rinvenuto oggetti e documenti ritenuti utili per ricostruire i contorni di quella che appare ormai come una vera e propria esecuzione.