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Ucciso durante Tso, per la morte di Mauro Guerra carabiniere condannato a risarcire 260mila euro

Il militare condannato solo in sede civile perché i pm non hanno fatto ricorso contro sentenza di assoluzione di primo grado al contrario della parte civile.
A cura di Antonio Palma
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Dovrà risarcire la famiglia della vittima il carabiniere che sparò e uccise Mauro Guerra, un ragazzo di 32 anni di Carmignano di Sant’Urbano, in provincia di Padova, ammazzato con un colpo di pistola mentre stava fuggendo da un trattamento sanitario a cui i militari volevano sottoporlo nel luglio del 2015. I giudici della Corte d’Appello di Venezia infatti hanno ribaltato la sentenza di primo grado e condannato il carabiniere a risarcire la famiglia di Guerra con 260mila euro di provvisionale, giudicandolo responsabile, ai soli fini civilistici, dell’uccisione di Mauro per eccesso colposo di legittima difesa. Il militare era stato assolto in primo grado perché il fatto non costituisce reato ma la Procura non aveva fatto ricorso che invece era stato presentato dalla sola parte civile.

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L'uccisione di Mauro Guerra risale al 29 luglio del 2015 quando, al culmine di ore di trattative, il 32enne cercò di fuggire innescando un inseguimento da parte dei militari che si concluse in modo tragico nei campi dove, nel corso della colluttazione, l'uomo fu ucciso con un colpo di pistola. Il maresciallo Marco Pegoraro sparò a Mauro Guerra perché il giovane stava picchiando un altro carabiniere che lo aveva bloccato dopo l'inseguimento nei campi. Per la parte civile quell'inseguimento non sarebbe mai dovuto avvenire perché il Tso a cui i militari  volevano sottoporre  la vittima non era stato autorizzato da nessuno. L'idea del trattamento sanitario era venuta ai carabinieri dopo che l'uomo, qualche giorno prima della sua morte, si era recato in caserma  per comunicare l’intenzione di organizzare una manifestazione pubblica contro gli islamici.

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I carabinieri si convinsero che fosse pericoloso e il 29 luglio si presentarono a casa per invitarlo ad andare in ospedale. Mauro Guerra però si oppose e per ore andò avanti un confronto davanti all'abitazione fino a quando il 32enne quando fuggì dalla finestra, scalzo e in mutande, correndo verso i campi. Fu inseguito e bloccato fino alla colluttazione con un militare e allo sparo mortale. "Che male aveva fatto Mauro? Nulla, non c’era la necessità di assediarlo così, dovevano solo lasciarlo andare" hanno sempre sostenuto i familiari che oggi dopo la sentenza hanno espresso  soddisfazione: "Mauro ha finalmente avuto un po’ di giustizia".

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