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Uccisi e fatti a pezzi a Firenze: il mistero di quei 40mila euro spariti

Lui è stato sgozzato, lei strangolata, poi sono stati fatti a pezzi con una motosega e abbandonati in 4 valigie nelle campagne del Fiorentino. Per il duplice omicidio dei coniugi Pasho, spunta un potenziale movente, la sparizione della somma di 40mila euro ottenuta a titolo di risarcimento per un grave incidente in cui il marito era rimasto coinvolto.
A cura di Angela Marino
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Ci sarebbero 40mila euro scomparsi nel caso dei coniugi uccisi e smembrati a Firenze. Ne ha dato notizia la redazione di "Chi l'ha visto?", nella puntata di ieri. Una circostanza che potrebbe costituire il movente del macabro omicidio scoperto in questi giorni grazie al ritrovamento di quattro valigie contenenti i resti depezzati dei corpi di Shpetim e Teuta Pasho, marito e moglie albanesi scomparsi nel fiorentino nel novembre del 2015, mentre si trovavano in Italia per andare a visitare il figlio detenuto nel carcere di Sollicciano, per reati di droga.

Quella della vendetta per un affare legato al narcotraffico è una delle piste battute all'interno dell'indagine della Procura di Firenze per l'omicidio dei coniugi. Tuttavia, ora che è emersa la sparizione della somma che Shpetim Pasho aveva ottenuto a titolo di risarcimento per un grave incidente subito in Albania, il ventaglio investigativo si allarga. Quei soldi, ottenuti per aver riportato gravi danni fisici, per l'incidente, rappresentavano per la coppia una somma importante. Grazie a quei soldi avrebbero potuto rimanere in Italia, a Castelfiorentino, per un mese, fino al Natale del 2015. Il 2 novembre, tuttavia, hanno fatto perdere le proprie tracce.

Dorina Pashu
Dorina Pashu

L'altro mistero di questa macabra storia è la telefonata ricevuta da una delle figlie della coppia, presumibilmente da sua madre. "Alcuni giorni dopo la scomparsa – racconta Dorina Pasho a "Chi l'ha visto?" – ricevetti una strana telefonata da un numero privato. La voce, che sembrava quella di mia madre, diceva ‘Io me ne sto andando, voi dovete fare i cavoli vostri'. Lì per lì non ci ho fatto caso". "Non è un delitto per droga – commenta ancora la figlia delle vittime – Per ridurre due persone così il debito doveva essere grave. E mio fratello è solo un piccolo pusher".

L'autopsia sui corpi delle vittime, effettuata sui resti parzialmente saponificati  rinvenuti in questi giorni,ha stabilito che sono stati entrambi uccisidopo aver subito un pestaggio. Per la donna, si parla di strangolamento, mentre l'uomo la morte sarebbe stata causata da un profondo taglio alla gola. Tutto è cominciato con il ritrovamento casuale, il 10 dicembre scorso, della prima valigia contenente un busto maschile, nelle campagne sottostanti a ridosso della superstrada a pochi metri dal carcere di Sollicciano. L'indomani, il secondo ritrovamento ha permesso di stabilire che si trattava dei pezzi dello stesso corpo appartenente a un uomo tra i 40 e 60 anni, bianco, con un tatuaggio sulla spalla. Lunedì 14 dicembre, il lavoro di ricerca dei carabinieri ha condotto al ritrovamento della terza valigia, contenente questa volta i pezzi di un corpo femminile, a cui è seguito, l'indomani, quello della quarta valigia, contenente i pezzi mancanti dei corpi.

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