Uccise la moglie a coltellate in casa, Giovanni Salamone a processo: “Io armato dal dio del male”

“Sono stato armato dal dio del male per uccidere Patrizia. Mi volevano fregare i soldi. Non so spiegare chi e come, perché ero posseduto" è quanto dichiarato in tribunale da Giovanni Salamone, il 61enne reso confesso dell’omicidio della moglie Patrizia Russo avvenuto a Solero, in provincia di Alessandria, il 16 ottobre dello scorso anno. L’uomo ha ribadito in aula, davanti alla Corte d'Assise di Alessandria, quanto aveva già affermato ai carabinieri che quella mattina erano intervenuti in casa sua dopo la sua chiamata di emergenza.
“Venite, ho ucciso mia moglie” aveva detto l’uomo al telefono attendendo poi l’arrivo dei militari che avevano ritrovato il cadavere insanguinano della 53enne insegnante, colpita da almeno 7 fendenti con un coltello da cucina, e arrestato il 61enne. Secondo la difesa dell’omicida, al momento dei fatti l’uomo viveva uno stato di forte depressione e preoccupazione per le cartelle esattoriali e per un processo a suo carico con l'accusa di ricettazione di arance, da cui poi è stato assolto.
In quei giorni il 61enne avrebbe trascorso diverse notti insonni compresa quella che ha preceduto l’omicidio della moglie, avvenuto all’alba. L’uomo da tempo pare dicesse di essere posseduto da satana tanto che anche la moglie si era detta molto preoccupata per il peggioramento delle sue condizioni mentali prima del delitto.
A raccontarlo un’amica e collega di Patrizia Russo a cui la vittima si era rivolta confidando i suoi timori. “Lei temeva di perderlo, che facesse qualche stupidaggine. Mi diceva: ‘Non lo riconosco più, ho paura faccia qualche cavolata’ e che non poteva stare molto al telefono” aveva raccontato la donna. Rivelazioni che è stata chiamata a ribadire anche in aula durante il processo a carico dell’uomo.
In tribunale ascoltati anche i due figli della coppia, che si sono costituiti parte civile contro il padre, la sorella dell’uomo e il fratello della vittima, per cercare di ricostruire quanto accadeva in casa prima dell’omicidio.
Intanto la difesa dell’uomo ha ribadito la richiesta di perizia psichiatrica per l’imputata che però è stata respinta, "perché negli atti c'è già una consulenza di parte dell'accusa e, quindi, non ci sarebbero elementi tali da giustificare una perizia". Salamone, che aveva anche tentato il suicidio in cella dopo l’arresto, resta rinchiuso nel carcere di Marassi a Genova. Deve rispondere del reato di omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dall’aver agito contro la moglie.