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Uccise il padre violento con 34 coltellate: perché quella di Alex Cotoia non fu legittima difesa

Pubblicate le motivazioni della sentenza di condanna per il giovane, che nel 2020 uccise a coltellate il padre violento a Collegno, in provincia di Torino: “Tenuto conto della sede dei colpi […] della reiterazione degli stessi […] e del numero di armi impiegate […] i fatti depongono univocamente nel senso di una condotta francamente aggressiva”.
A cura di Davide Falcioni
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Alex insieme alla madre Maria e al fratello Loris
Alex insieme alla madre Maria e al fratello Loris

Alex Cotoia (Pompa all'epoca dei fatti) ha inferto al padre Giuseppe che "veniva accoltellato alle spalle e che era in minoranza numerica rispetto ai figli" 34 coltellate, usando 6 coltelli diversi, fatto che rende "del tutto evidente che l'offesa arrecata" al padre "non possa dirsi in alcun modo inferiore, uguale o tollerabilmente superiore al male subito o minacciato".

È quanto scrivono i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Torino nelle motivazioni della sentenza di condanna per il giovane, che nel 2020 uccise a coltellate il padre violento a Collegno, in provincia di Torino, e che ha sempre sostenuto di averlo fatto per difendere la madre, se stesso e i fratelli. Alex fu assolto in primo grado per legittima difesa e il suo caso è finito anche alla Consulta. Tuttavia è stato condannato in appello a 6 anni 2 mesi e 20 giorni poiché i giudici hanno escluso la legittima difesa. "Tenuto conto della sede dei colpi […] della reiterazione degli stessi […] e del numero di armi impiegate […]", scrivono i giudici, i fatti "depongono univocamente nel senso di una condotta francamente aggressiva".

"Presupposti essenziali della legittima difesa, infatti, sono – spiegano i giudici – un'aggressione ingiusta e una reazione legittima e mentre la prima deve concretarsi nel pericolo attuale di un'offesa, la seconda deve inerire alla necessità di difendersi, alla inevitabilità del pericolo e alla proporzione tra difesa e offesa, non potendo, certamente, dirsi sufficiente al suo riconoscimento un pericolo eventuale, futuro, meramente probabile o temuto".

Le dichiarazioni rese durante il processo da Loris Cotoia, fratello di Alex Cotoia, hanno "numerose e rilevantissimi contraddizioni" rispetto a quanto dichiarato da lui stesso "nell'immediatezza dei fatti", sostengono i giudici della Corte d'Assise d'Appello di Torino. Le affermazioni del fratello, che con la madre era presente in casa al momento del delitto, sarebbero state "lacunose e frammentarie" nella sua deposizione mentre nell'immediatezza del fatto il fratello aveva fornito un "fluido e lineare racconto", secondo i giudici.

I giudici, oltre a condannare Alex, hanno infatti disposto la trasmissione degli atti alla procura di Torino per valutare le deposizioni di Loris Cotoia e della madre Maria Cotoia (i figli hanno assunto il suo cognome dopo il delitto).

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