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Tutti gli errori nelle indagini sul delitto di Garlasco, perché il caso è stato riaperto: Andrea Sempio e i nuovi dettagli emersi

Mettiamo in fila tutti gli errori che sono stati fatti nelle indagini sul delitto di Garlasco e poi proviamo a capire quali elementi poco chiari hanno portato gli inquirenti a riaprire il caso e a concentrarsi su Andrea Sempio.
A cura di Annalisa Girardi
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Ma come è possibile che 18 anni dopo un delitto – un delitto per cui è stata emessa una sentenza di condanna oltre dieci anni fa, un delitto per cui c’è un colpevole in carcere che sta finendo di scontare la sua pena – si riapra un caso con delle indagini che potenzialmente potrebbero riscrivere come sono andate le cose?

Proviamo a mettere in fila da un lato tutti gli elementi che non tornano agli inquirenti, per cui si è deciso di riaprire il caso, e dall’altro tutti gli errori che sono stati fatti nelle indagini dal 2007 a oggi. Puoi anche ascoltare questo contenuto nella nuova puntata del nostro podcast, Nel Caso Te Lo Fossi Perso.

Il delitto di Garlasco e le nuove indagini

Sono passati 18 anni da quel 13 agosto del 2007 quando Chiara Poggi, una ragazza di 26 anni, è stata uccisa a Garlasco, nel Pavese. In tutto questo tempo, Alberto Stasi, all’epoca suo fidanzato, prima è stato assolto due volte – in primo grado e in appello – e poi nel 2015 è stato condannato in Cassazione a 16 anni di carcere. Una pena che ora sta finendo di scontare. Però nonostante tutte le indagini, nonostante le sentenze, sembrano esserci ancora molti dubbi su chi abbia ucciso Chiara Poggi.

E per questo alcuni mesi fa si è ricominciato ad indagare sul delitto di Garlasco. Gli inquirenti si stanno concentrando sulla figura di Andrea Sempio, amico del fratello minore di Chiara e all’epoca diciannovenne. Oggi è indagato per concorso in omicidio, cioè gli inquirenti stanno cercando di capire se potrebbe aver ucciso Chiara insieme a Stasi o con una terza persona. Gli elementi poco chiari che lo riguardano e che non tornano sono diversi, proviamo a metterli in fila.

Facciamo prima un passo indietro, per definire gli elementi certi, quelli su cui tutti sono d’accordo. Chiara Poggi è stata trovata morta la mattina del 13 agosto del 2007 nella villetta dove abitava con la sua famiglia. I genitori e il fratello, Marco Poggi, in quel momento non erano in casa, erano tutti in vacanza in Trentino. Il suo cadavere è stato rinvenuto riverso sulle scale che portavano alla cantina, in una pozza di sangue. A dare l’allarme è stato il fidanzato, Alberto Stasi appunto.

Perché gli inquirenti si stanno concentrando su Sempio

La vicenda di Stasi la conosciamo. Oggi ci concentreremo sul profilo di Sempio, che attualmente è l’unico indagato. Non è però la prima volta: tra il 2016 e il 2017 era già stato oggetto di indagine per ben due volte, ma in entrambi i casi la sua posizione era stata archiviata. Ci sono sempre stati vari elementi che hanno portato gli inquirenti a concentrarsi su di lui, e tra questi anche delle tracce di DNA riscontrate sulle unghie di Chiara Poggi che, secondo alcuni genetisti, sarebbero associabili a Sempio. Su questo però non ci sono mai state certezze, anche c’è chi dice che quel DNA non sia proprio utilizzabile, in quanto inattendibile perchè impossibile da datare con certezza.

Le tracce di DNA

Ora, proprio l’avanzamento tecnologico e lo sviluppo di nuovi strumenti potrebbe aver fatto riaprire le indagini. Cioè, oggi abbiamo a disposizione delle tecnologie che ci permettono di fare degli esami che anche solo fino a dieci anni fa erano impossibili. E quindi, potenzialmente, oggi possiamo avere delle risposte che mai avremmo potuto avere in passato, ed è il motivo per cui alcuni cold case sono stati risolti ad anni e anni di distanza, riscrivendo la storia.

Oggi gli esami sono in corso, per comprare i campioni raccolti nel 2007 con il DNA di alcune persone, Sempio incluso per cui ormai diverse settimane è stato disposto il prelievo coatto dopo che in un primo momento si era rifiutato. Secondo una perizia disposta dagli avvocati di Stasi quel DNA sarebbe il suo, ma ovviamente bisognerà aspettare la fine degli accertamenti per dirlo.

I dubbi sull'alibi

Come abbiamo detto, però, questo non è l’unico elemento che ha portato gli inquirenti a indagare nuovamente Sempio. Uno dei principali dubbi resta sempre quello riguardante l’alibi. Questo si è sempre basato su uno scontrino di un parcheggio di Vigevano, dove Sempio si sarebbe trovato la mattina del 13 agosto del 2007 per recarsi in una libreria, che ha però trovato chiusa. A far venire dei dubbi è quanto accaduto durante un interrogatorio con la madre di Sempio, Daniela Ferrari, che avrebbe avuto un malore nel momento in cui gli inquirenti le hanno fatto il nome di un vigile del fuoco con il quale avrebbe scambiato dei messaggi proprio il 13 agosto, quando lui era in servizio a Vigevano. L’ipotesi degli inquirenti è che potrebbe essere stata la madre di Sempio a fare quello scontrino, quando si sarebbe recata nella cittadina per incontrare il pompiere. Questo scontrino, tra l’altro, sarebbe stato conservato e consegnato ai carabinieri solo nel 2008, quindi un anno dopo l’omicidio.

L'impronta 33 ritrovata sulle scale

Ma andiamo avanti. L’altra grande questione è quella dell’impronta. È l’impronta 33, trovata all’epoca vicino al cadavere di Chiara Poggi, sul muro delle scale che portano alla cantina, e che apparterrebbe proprio a Sempio. Nuovi esami infatti avrebbero trovato una corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche. Per gli avvocati di Sempio questo non sarebbe in alcun modo una prova, in quanto Sempio – che lo ricordiamo era amico del fratello di Chiara – frequentava casa Poggi e quindi potrebbe aver lasciato in ogni momento impronte ovunque. Tra l’altro, ma a questo ci arriviamo dopo, tra tutte le impronte rinvenute per le scale, c’era anche quella di un carabiniere, perché molti quando arrivarono sulla scena del crimine non si misero nemmeno i guanti.

Diverse altre tracce palmari sono state isolate su quelle scale, ma mai identificate. Per esclusione si è solo potuto affermare che non appartengono ai familiari della vittima, non appartengono ad Alberto Stasi e non appartengono nemmeno ad Andrea Sempio. Ed è il motivo per cui oggi gli inquirenti pensano che forse ci sarebbe potuta essere anche una terza persona sul luogo del delitto, quella mattina. E infatti Sempio è indagato per concorso in omicidio. Un omicidio, in altre parole, che potrebbe aver commesso con qualcun altro.

I biglietti e i post sui social

Nel mirino degli inquirenti, inoltre, ci sarebbero anche alcuni biglietti, recuperati dai rifiuti di casa di Sempio, alquanto sospetti. Alcuni parlano dei suoi spostamenti proprio nella mattina del 13 agosto, in un altro ci sarebbe scritto “ho fatto cose talmente brutte che nessuno può immaginare”. Chiaramente questi biglietti da soli non significano nulla, però stanno sicuramente aiutando gli inquirenti a ricostruire un profilo psicologico di Sempio.

Così come alcuni post su Facebook, che hanno attirato l’attenzione degli inquirenti. In particolare uno, pubblicato proprio il giorno della sentenza per Alberto Stasi. È una citazione, un po’ imprecisa, del Piccolo Principe. Sempio quel giorno ha scritto: “L’essenziale è invisibile per gli occhi, non dimenticare il mio segreto”. Probabilmente gli inquirenti avrebbero voluto chiedergli delucidazioni in merito lo scorso 20 maggio, quando era in programma il triplice interrogatorio di Sempio, Stasi e Marco Poggi. Sempio però è stato l’unico a non presentarsi e quindi queste domande non gli sono mai state fatte.

Gli errori nelle indagini precedenti

Ora, tanti di questi elementi erano fin da subito in mano agli inquirenti. Come abbiamo detto però alcune cose hanno acquisito uno spessore diverso col tempo nel momento in cui il progresso tecnologico ha reso possibili esami prima di allora irrealizzabili. Però va detto che ci sono stati anche tantissimi errori. Inesattezze, noncuranze, veri e propri sbagli nelle indagini. E anche per questo motivo tantissimi dubbi sono rimasti senza risposta.

I carabinieri non indossavano guanti

Le indagini sul delitto di Garlasco sono partite male fin da subito, se pensiamo che quella mattina del 13 agosto del 2007 alcuni dei primi carabinieri che arrivarono sulla scena del crimine non indossarono né i guanti né i calzari protettivi. Ragion per cui sono state rinvenute anche loro impronte per quelle scale e del sangue potrebbe essere stato calpestato. Forse la cosa più assurda è stato il gatto di casa Poggi, che fu lasciato libero di muoversi per la scena del crimine, potenzialmente inquinando alcune prove, prima che la villetta venisse sigillata. Un po’ troppo tardi, verrebbe da dire.

I reperti sequestrati in ritardo

Ma ritardi ci furono anche nel sequestro di alcuni reperti, ad esempio le scarpe dello stesso Stasi, che poi diventarono un elemento centrale nelle indagini. Vennero prese in custodia dai carabinieri solo giorni dopo, durante un interrogatorio: gli inquirenti chiesero a Stasi che scarpe avesse indosso quella mattina e lui rispose le stesse che aveva ai piedi in quel momento.

Le dimenticanze sul cadavere

Oppure, pensate che il corpo di Chiara Poggi venne tumulato il 18 agosto, ma una settimana dopo venne riesumato, perché gli inquirenti si erano dimenticati di registrare le sue impronte digitali, in modo da poterle già escludere rispetto a tutte le altre rinvenute sulla scena del crimine. E ancora, il corpo non venne mai pesato, nonostante il peso sia un elemento fondamentale per determinare l’ora del decesso.

Il pc utilizzato dopo il delitto

E poi, anche sul computer di Stasi furono commessi errori. E il computer era fondamentale per la sua alibi, visto che dichiarava di essere stato al lavoro sulla sua tesi quella mattina. Bene, questo computer è stato usato dopo il sequestro, prima che ne venisse fatta un’analisi scientifica.

Insomma, se mettiamo in fila tutte queste cose capiamo bene che di errori nelle indagini ce ne sono stati. E anche parecchi. Ora dobbiamo aspettare a vedere se la riapertura del caso riuscirà in qualche modo a chiarire tutti quegli elementi che, per un motivo o per un altro, sono rimasti in sospeso.

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