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Giuseppe Pedrazzini morto in un pozzo, ultime news

Trovato morto nel pozzo, la morte di Giuseppe è un mistero: chi è l’anello debole della famiglia?

Chi è l’anello debole tra i familiari di Giuseppe Pedrazzini, l’uomo trovato morto in un pozzo a Toano? Potrebbe essere la moglie e spieghiamo perché.
A cura di Anna Vagli
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Resta ancora avvolta nel mistero la morte di Giuseppe Pedrazzini, il pensionato trovato morto in un pozzo a Toano. Ma, ancora una volta, la cronaca ci pone di fronte ad una geografia criminale di stampo familiare. Moglie, figlia e genero tutti implicati in quello che potenzialmente si prospetta come il giallo dell’estate. Almeno fino agli esiti dell’autopsia. Per questo proviamo a cercare di capire meglio chi della famiglia potrebbe cedere e rivelare dettagli importanti ai fini dell’inchiesta. Nel frattempo, Marta Ghilardini, Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida restano indagati per soppressione di cadavere e per truffa ai danni dello Stato.

Chi è l’anello debole?

Quando si verificano delitti in famiglia, che coinvolgono più di due componenti, c’è quasi sempre un anello debole. Quello che se messo alle strette può fornire informazioni utili alle indagini. Perché è vero che la responsabilità è spalmata su più persone, ma tra queste c’è sempre qualcuno che ha contribuito perché indotto a farlo o perché manipolato. Un esempio per tutti. Pensiamo alla morte di Sarah Scazzi. Se Michele Misseri non avesse rivelato dove si trovava il corpo della nipote, oggi probabilmente la ragazza di Avetrana giacerebbe sempre nella terra del niente. Quella degli scomparsi. Ma torniamo a Pedrazzini. In questo scenario, la moglie di Giuseppe, a mio avviso, potrebbe essere l’anello debole.

Nelle numerose interviste televisive, difatti, si possono cogliere alcuni dettagli importanti che protenderebbero in tal senso. Da tale angolo di visuale, a Marta Ghilardini a tratti trema la voce. È impacciata nelle risposte che dà e il suo corpo dimostra di non credere a ciò che dice. Pur non sottraendosi alle interviste. Non si sottrae perché vuole convincere prima di tutto se stessa circa la veridicità di ciò che racconta. Tutto, però, in un’ottica auto conservativa.

Addirittura, nelle ultime dichiarazioni, la donna è quasi afona. Una constatazione non di poco conto considerando che potrebbe essere vicina a un crollo emotivo. In questo senso, le emozioni si traducono in tensioni muscolo-scheletriche che si riflettono anche sulla qualità della voce. Nello specifico periodi particolarmente stressanti possono originare disturbi di quest’ultima fino alla sua completa perdita.

Come è morto Giuseppe Pedrazzini?

Anche se dovranno passare 90 giorni prima del deposito dell’autopsia, sicuramente quel corpo può già dire, a un occhio esperto, se davvero è rimasto in acqua per tutto il tempo per il quale l’uomo risultava scomparso.

Mi spiego. Se per tutti questi mesi si trovava in quel pozzo deve essere sicuramente saponificato. Ciò perché l’acqua fredda, come quella di un pozzo che solitamente si aggira tra gli 8 e i 12 gradi centigradi, incrementa la procedura di saponificazione. E saponificazione significa corpo ben conservato perché l’acqua a temperature così basse arresta la putrefazione.

Per risolvere il giallo determinanti saranno gli esiti dei tossicologici. Tuttavia, interessante sarà anche capire se Giuseppe fosse già morto quando è caduto nel pozzo. E questo lo potrà accertare il medico legale verificando la presenza o meno dell’acqua nei polmoni. La mancanza di quest’ultima implicherebbe la relativa non inalazione da parte dell’uomo e, di conseguenza, equivarrebbe a dire che quando è stato gettato era già morto. Se invece risulterà esserci acqua lo scenario cambierebbe completamente.

Rimanendo sempre nel campo delle ipotesi possiamo argomentare come segue. Il fatto che l’uomo non potesse camminare potrebbe aver facilitato i suoi aggressori, se di omicidio si è trattato, nell’attività di buttarlo nel pozzo. Questo spiegherebbe l’assenza di segni visibili di violenza.

Vagliando la pista alternativa, laddove non si fosse trattato di omicidio ma solo di occultamento di cadavere, si può sicuramente ipotizzare che, intervenuta la morte dell’uomo per cause naturali, i suoi familiari ne abbiamo occultato il cadavere per continuare a percepirne la pensione. Anche se, trattandosi di un agricoltore, sicuramente non percepiva ingressi di valore rilevante. Si parla di qualche centinaio di euro. Dunque, la mira poteva essere molto più ampia e investire l’intera azienda agricola. A questo punto è ragionevole ritenere che verranno disposti persino accertamenti di tipo bancario per capire se e chi avesse accesso al conto corrente di Giuseppe, oltre alla figlia che aveva la delega per riscuotere la pensione. E se ci sono stati dei movimenti (e di che tipo) dopo la sua scomparsa.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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