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Trovato morto nel cortile di casa a Porto Viro, indagato il figlio di Bruno Sette: “7 ferite alla testa”

È indagato per omicidio preterintenzionale il figlio di Bruno Sette, il 76enne trovato cadavere nel cortile di casa a Porto Viro venerdì mattina. Sul cadavere rinvenute sette importanti ferite alla testa, ritenute la possibile causa del decesso.
A cura di Ida Artiaco
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Immagine di repertorio
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È stato iscritto nel registro degli indagati Massimo Sette, figlio 46enne di Bruno Sette, il 76enne trovato cadavere nel cortile di casa in via Turati a Porto Viro (Rovigo) all'alba di venerdì scorso. L'accusa per lui è di omicidio preterintenzionale. È quanto ha reso noto oggi il procuratore capo di Rovigo, Manuela Fasolato.

Il magistrato ha anche convalidato il sequestro nei confronti di Massimo Sette di indumenti, effetti personali e della sua automobile. Intanto, si è appreso che sul cadavere di Bruno Sette, autotrasportatore in pensione, sono state rinvenute sette importanti ferite alla testa, ritenute la possibile causa del decesso.

L'ipotesi al vaglio degli inquirenti è che l'indagato, al momento a piede libero, abbia provocato la morte del padre al culmine di una colluttazione, durante la quale il 76enne sarebbe caduto sbattendo la testa e perdendo la vita. Molti sono però i punti ancora da chiarire. A partire proprio dal fatto che le ferite al capo sarebbero sette.

Il cadavere del 76enne è stato trovato venerdì mattina, l'allarme era stato lanciato da alcuni parenti. E alle forze dell'ordine accorse sul post è subito apparsa chiara una cosa: e cioè che si trattava di una morte violenta, come testimoniato dalla quantità di sangue trovata sul vialetto d'accesso alla villetta.

La vittima, che era separato dalla moglie, la quale vive in Toscana, aveva tre figli: un autotrasportatore, una figlia titolare di un’agenzia viaggi in paese, molto conosciuta, ed appunto l'indagato, che fa il pizzaiolo e lavora a Chioggia, da anni noto alle Forze dell'Ordine per numerosi precedenti, tra cui un arresto per resistenza a pubblico ufficiale del novembre 2008 fino a una condanna, in primo grado a Rovigo nel settembre 2018, a tre anni e dieci mesi di reclusione per aver appiccato un incendio doloso che nel febbraio 2016 a Porto Viro distrusse quattro auto, una centralina Enel e parte di un condominio di via Savoia.

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