Trattativa Stato-Mafia, chiesto il processo per Dell’Utri, Riina, Provenzano e Mancino

La procura di Palermo ha richiesto il rinvio a giudizio nell'ambito dell'indagine sulla trattativa tra Stato e Mafia, a carico di 12 indagati. Tra questi figurano i nomi dei superboss corleonesi Toto' Riina e Bernardo Provenzano, del Senato Nicola Mancino, l'ex ministro democristiano Calogero Mannino, gli ex ufficiali dei Ros, Mario Mori e Antonio Subranni e il senatore del Pdl, Marcello Dell'Utri. Tutti, tranne Mancino che risponde al reato di falsa testimonianza, sono accusati di attentato ad un corpo politico.
La richiesta di processo non è stata ancora formalmente inoltrata al giudice, ma è stata solo oggetto di una riunone tra i magistrati della Procura, nel corso della quale è stata predisposto l’atto da depositare nell’ufficio dei gip. Il documento è stato firmato dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dai sostituti Nino Di Matteo, Francesco Del Bene e Lia Sava. Ora si attende la firma del procuratore Francesco Messineo.
Gli altri indagati – Nell'elenco degli imputati figurano anche i nomi dei mafiosiLeoluca Bagarella, Antonino Cinà e Giovanni Brusca; l'ex ufficiale Giuseppe De Donno che, come i vari Dell'Utri e Mannino, avrebbero fatto da intermediari tra le istituzioni ei padrini mafiosi; Massimo Ciancimino, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e di calunnia nei confronti dell’ex prefetto Gianni De Gennaro.
"Alleggerimento del 41 bis" – "Hanno agito per turbare la regolare attività dei corpi politici dello Stato” si legge nel provvedimento dei giudici palermitani. Secondo la stessa richiesta di rinvio a giudizio tutti coloro che parteciparono alla trattativa agirono “in concorso con l’allora capo della polizia Parisi e il vice direttore del Dap Di Maggio, ora deceduti”: loro avrebbero addolcito la linea dello Stato contro i mafiosi, revocando centinaia di condanne al 41 bis. Per quanto riguarda Mancino, i pm scrivono che durante la deposizione al processo per favoreggiamento a Mario Mori “anche al fine di assicurare ad altri esponenti delle istituzioni l’impunità ha affermato il falso e comunque taciuto in tutto o in parte ciò che sapeva”.
La prima reazione alla richiesta di rinvio a giudizio della Procura di Palermo è quella di Nicola: Mancino: "Preferisco farmi giudicare da un giudice terzo. Dimostrerò la mia estraneità ai fatti addebitatimi ritenuti falsa testimonianza, e la mia fedeltà allo Stato".
Nel frattempo a Palermo è giunta la presidente di Fininvest, Marina Berlusconi per essere ascoltata dalla Procura, nella doppia veste di testimone e persona offesa, nell’ambito dell’indagine a carico di Dell'Utri per l’ipotesi di estorsione ai danni di Silvio Berlusconi. Marina è cointestataria col padre del conto dal quale sarebbero partiti due bonifici sospetti in favore del parlamentare.