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Traffico di rifiuti: a breve saranno desecretati nuovi dossier

Lo ha annunciato il presidente della commissione d’inchiesta sui rifiuti Alessandro Bratti, parlando del fenomeno delle “navi a perdere”. La verità potrebbe essere più vicina su uno dei tanti misteri italiani.
A cura di Antonio Musella
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La commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti si appresta a varare, in accordo con la presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, una nuova desecretazione dei documenti che riguardano le vicende legate al traffico internazionale di rifiuti . I documenti dovrebbero riguardare il fenomeno delle "navi a perdere" affondate nel Mediterraneo con il loro carico di rifiuti tossici. Ad annunciarlo è stato il presidente della Commissione d'inchiesta sui rifiuti, Alessandro Bratti, dopo la missione in Liguria della commissione.

Saranno desecretati i dossier sulle "navi a perdere"– La commissione parlamentare d'inchiesta sui rifiuti è stata in Liguria la scorsa settimana. Una missione per valutare una serie di temi: lo stato delle bonifiche dei siti inquinati; il ciclo dei rifiuti solidi urbani; la vicenda delle "navi a perdere". Il crocevia più importante è stato senza dubbio La Spezia dove la commissione ha visitato il sito della ex discarica di Pitelli, in cui tra gli anni ottanta e gli anni novanta sono finite milioni di tonnallate di rifiuti pericolosi. Proprio l'inchiesta sulla discarica di Pitelli, conclusasi con l'assoluzione dall'accusa di disastro ambientale per l'imprenditore Orazio Duvia, portò alla luce un traffico di rifiuti internazionale tra l'Italia ed i paesi africani. Le indagini condotte dal Corpo Forestale dello Stato, permisero di raccogliere informazioni anche sul fenomeno delle cosiddette "navi a perdere", ovvero navi  cariche di rifiuti tossici che sarebbero state affondate nel Mediterraneo. Navi che sarebbero transitate anche nei porti italiani tra gli anni ottanta e gli anni novanta, tra cui anche quello di La Spezia. Proprio su queste vicende la commissione intende fare luce come ha spiegato ai microfoni di Fanpage, l'onorevole Alessandro Bratti del Partito Democratico, presidente della Commissione d'inchiesta sui rifiuti. "Stiamo provando a fare un ragionamento diverso dal passato – ha spiegato Bratti – proviamo a partire dalla fine, ovvero cercare di capire dove sono finiti i rifiuti tossici che sono partiti da alcuni posti strategici del Libano e del Nord Africa. Prima di fare ipotesi sulle navi affondate dobbiamo capire dove sono finiti i rifiuti". Seguendo questa pista la Commissione guidata da Bratti vuole provare a ricostruire i traffici di rifiuti internazionali di quegli anni, a partire proprio dal fenomeno delle "navi a perdere". "In accordo con la presidenza della Camera – prosegue Bratti – stiamo provvedendo a desecretare e rendere pubblici tutti gli atti che si possono rendere per vedere se si trova qualche notizia in più".
Si annuncia quindi una nuova desecretazione di documenti dopo quella avvenuta nel marzo dello scorso anno che rese pubblici centinaia di atti, dossier, informative dei servizi segreti, audizioni della stessa commissione di inchiesta, che riguardavano il tema delle "navi dei veleni" ed anche l'omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, i giornalisti italiani uccisi in Somalia nel 1994.
La vicenda delle "navi a perdere", uno dei grandi misteri italiani, salì alla ribalta dopo la misteriosa morte del capitano di marina Natale De Grazia, morto misteriosamente il 13 dicembre del 1995 dopo aver mangiato in un autogrill nei pressi di Nocera Inferiore vicino Salerno, mentre in compagnia di altri colleghi si recava La Spezia dove doveva deporre davanti ai giudici della Procura Militare rispetto al fenomeno delle "navi a perdere". De Grazia stava indagando sulla vicenda per conto della Procura della Repubblica di Reggio Calabria che avviò l'inchiesta sulla base delle dichiarazioni di alcuni pentiti. Furono in particolar modo le parole del collaboratore di giustizia Francesco Fonti, morto nel 2012, che furono rivelate da L'Espresso, a permettere ai giudici di Reggio Calabria di avviare l'inchiesta che ad oggi non ha portato ad alcun risultato. Sarebbero diverse decine, secondo i verbali di Fonti, le navi cariche di rifiuti tossici "sepolte" nel Mediterraneo. L'inchiesta della procura calabrese si intrecciò con il lavoro degli uomini del Corpo Forestale di Brescia che indagavano sulla discarica di Pitelli a La Spezia. Dalle intercettazioni telefoniche e da una serie di rivelazioni date da fonti confidenziali, gli uomini della Forestale acquisirono materiali che riguardavano proprio il traffico di rifiuti attraverso le navi. La morte misteriosa di De Grazia avvenne proprio alla vigilia di un importante incontro investigativo. Una vicenda, quella delle "navi a perdere", che fu accostata anche alla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin i quali stavano indagando probabilmente proprio su un traffico di rifiuti via mare tra l'Italia e la Somalia quando vennero uccisi.

Il ruolo dei porti – Il porto di La Spezia sembra essere indicato in molti dei documenti a cui è già stato tolto il segreto, come un crocevia dei traffici di rifiuti. "Certo La Spezia è un porto da tenere sotto osservazione – continua Bratti – per la presenza della discarica di Pitelli, ma anche per la presenza delle fabbriche di armi". A La Spezia infatti ha sede la Oto Melara una delle più grandi industrie belliche del paese controllata dalla Finmeccanica. Inoltre, sempre nella città del golfo dei poeti, c'è l'immensa area della ex Polveriera militare, luogo di esercitazioni ed ovviamente anche di transito di armi e produzione di rifiuti bellici. Ma Bratti drizza le antenne su tutti i porti italiani, soprattutto guarda al presente "oggi stiamo verificando il traffico transfrontaliero dei rifiuti per verificare cosa parte dall'Italia, ma non c'è solo La Spezia, li stiamo monitorando tutti attentamente". Insomma bisognerà comprendere se quel presunto traffico internazionale di rifiuti che vedeva l'Italia come crocevia negli anni novanta, sia ancora oggi, magari in forme diverse, un fenomeno che alberga nei nostri porti.

La commissione dai tanti segreti – Sono tanti i documenti ancora sottoposti a segreto che giacciono nell'archivio della Camera dei Deputati. Si tratta dei documenti raccolti dalle attività delle Commissioni d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti dagli anni novanta ad oggi. Una commissione molto delicata quella sui rifiuti, tanto che nonostante il parlamento si sia rinnovato nel febbraio del 2013, e il disegno di legge per l'istituzione della commissione sia stato varato appena un mese dopo nel marzo del 2013, l'insediamento c'è stato soltanto quattro mesi fa nel settembre dello scorso anno.  Con l'annuncio di un nuovo blocco di desecretazione l'attuale commissione guidata da Bratti sembra andare in controtendenza rispetto alla precedente commissione che fu guidata dall'avvocato Gaetano Pecorella del Pdl che utilizzò in molte occasioni lo strumento del segreto rispetto alle audizioni effettuate dalla commissione d'inchiesta ed in merito ai documenti acquisiti dalla stessa. Nonostante nel marzo scorso ci sia stata una desecretazione di molti documenti, a seguito di una campagna messa in atto tra gli altri da Greenpeace e dal il quotidiano Il Manifesto, sono ancora tanti i misteri che ruotano intorno alla vicenda delle navi dei veleni e del caso dell'assassinio di Ilaria Alpi e la verità sembra ancora lontana e troppi sarebbero ancora i documenti su cui pesa il segreto. Su quei documenti resi pubblici lo scorso anno, non sono mancati i colpi di scena: come il caso di un documento desecretato dal Ministero delle Politiche Agricole, che fu dapprima reso pubblico ed a cui dopo venti giorni fu applicato nuovamente il segreto, rendendo dunque i contenuti del documento non divulgabili da parte della stampa.

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