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Torino, segue le lezioni in piazza e la scuola la sospende: “violata privacy dei compagni”

Segue le lezioni in piazza per protesta e la scuola la sospende. Questa storia arriva da Torino e la protagonista è una ragazzina di 13 anni che ha seguito l’onda delle manifestazioni già portate avanti dalla piccola Anita, studentessa piemontese di seconda media. L’istituto ha motivato la decisione sostenendo che si tratta di una violazione della privacy dei suoi compagni di classe.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Sospesa dalla scuola perché stava seguendo la didattica a distanza in un luogo "non consono". Succede a Torino dove una ragazzina di 13 anni, che frequenta la terza media, lunedì ha deciso insieme ad una compagna di seguire le videolezioni in strada contro la dad come già avevano fatto alcune sue coetanee come Anita, la dodicenne piemontese che aveva dato il via alla protesta silenziosa degli Schools for future. A convincerla a scendere in piazza la decisione della Regione di non riaprire le scuole per le seconde e terze medie. La scuola, però, non ha condiviso la rimostranza degli studenti e ha quindi sospeso la ragazzina poiché seguiva le lezioni in un luogo "non adatto alla dad".

Aveva ricevuto l'ultimatum già martedì 2 dicembre quando aveva deciso di protestare davanti ai cancelli della sua scuola. La 12enne ha sostenuto davanti agli insegnanti che seguire le lezioni in strada non rappresenta una violazione della privacy dei compagni di classe. "In piazza non c'è niente di più di quello che c'è a casa mia e soprattutto non creo assembramenti", ha dichiarato la ragazzina per farsi ammettere a lezione. Il giorno dopo l'ultimatum, ha deciso di piazzare dietro di sé un telo per coprire la strada sullo sfondo, ma non è bastato ad evitare l'espulsione.

La 13enne, però, lamenta problemi anche tra le mura domestiche: ha infatti quattro fratelli con i quali deve condividere la nuova quotidianità fatta di didattica a distanza e linea internet. Spesso, ha dichiarato, l'impossibilità di connettere tutti i dispositivi non ha permesso loro di frequentare la scuola. Manifestare, sostiene ancora la dodicenne, è un suo diritto e le lezioni sono un su dovere. Nonostante la bambina voglia continuare la sua protesta, la scuola non è intenzionata a tornare sui suoi passi.

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