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Termini, avvelenò il marito per stare con l’amante: torna in carcere. Tolta la potestà genitoriale

Avvelenò il marito per iniziare una nuova vita con l’amante e diventare madre: la 36enne Loredana Graziano torna in carcere dopo un periodo di arresti domiciliari assegnati dal giudice per permetterle di accudire la figlioletta nata da pochi mesi. La donna, condannata a 30 anni, ha perso la potestà genitoriale.
A cura di Gabriella Mazzeo
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giudice del Tribunale di Termini Imerese ha disposto la misura cautelare in carcere per Loredana Graziano, 36enne che lo scorso fine febbraio era stata condannata a 30 anni di carcere con l'accusa di aver ucciso il marito nel gennaio del 2019. Secondo l'accusa, la donna avrebbe avvelenato il marito pizzaiolo, Sebastiano Rosella Musico. Dopo il delitto, la donna era stata portata nel carcere Pagliarelli di Palermo, ma subito era stata tradotta agli arresti domiciliari perché aveva partorito da poco. La 36enne è stata interdetta dai pubblici uffici e sospesa dall'esercizio della responsabilità genitoriale.

La donna, inoltre, dovrà pagare una somma di 140mila euro a favore dei familiari della vittima, costituiti in giudizio. Secondo i magistrati, la donna avrebbe avvelenato il marito per iniziare una nuova vita con l'amante. A incastrarla, proprio le dichiarazioni di quest'ultimo: secondo lui, infatti, la 36enne avrebbe confessato l'omicidio, giustificando l'azione con la voglia di cambiare vita e il desiderio di maternità. Dettagli poi confermati anche in numerose intercettazioni reperite dagli agenti.

La donna era stata portata in carcere, ma poi destinata agli arresti domiciliari per prendersi cura della figlioletta nata da pochi mesi. Adesso, con il ritorno in carcere, alla 36enne è stata tolta la potestà genitoriale per tutta la durata della pena (30 anni). La madre della vittima si è detta insoddisfatta. "Graziano Loredana ha ucciso mio figlio e nessuna pena applicata dalla giustizia degli uomini potrà restituirmelo, ma il mio cuore di madre soffrirebbe di meno a sapere che la responsabile della sua morte sconterà una pena più consistente, sicuramente adeguata alla sua gravissima responsabilità".

In una prima fase delle indagini, si era ipotizzato che il pizzaiolo 40enne fosse morto per un infarto. Soltanto ulteriori accertamenti eseguiti sul cadavere hanno portato alla luce la verità: l'uomo era stato avvelenato con la somministrazione di cianuro e l'anticoagulante Coumadin sciolti nel cibo. La donna davanti ai giudici si è sempre professata innocente nonostante il contenuto delle intercettazioni e le dichiarazioni dell'amante

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