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Sul Gran Paradiso è appena scomparso un ghiacciaio, Mercalli: “Situazione climatica drammatica”

Luca Mercalli a Fanpage.it: “Lo scioglimento del ghiacciaio del Gran Paradiso è l’ennesima testimonianza di queste anomalie climatiche ed è stupefacente anche per noi addetti ai lavori constatare come i modelli di simulazione scientifici trovino effettivamente riscontro nella realtà”.
A cura di Davide Falcioni
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Due notizie importanti degli ultimi 14 giorni sul fronte climatico.

La prima: vi è una probabilità del 50% che la temperatura globale media annuale raggiunga temporaneamente +1,5 °C rispetto al livello preindustriale per almeno uno dei prossimi cinque anni; tale probabilità aumenta con il passare del tempo, secondo l’ultimo aggiornamento climatico pubblicato dall'Organizzazione meteorologica mondiale (OMM).

Seconda notizia: ieri la Società Metereologica Italiana Nimbus ha annunciato che al Ghiacciaio Ciardoney (2.850 metri di quota, Gran Paradiso) il manto nevoso si è del tutto esaurito. “Si tratta – spiega Nimbus – della data più precoce del breve periodo di tele-osservazione della neve da webcam. Inoltre, con ragionevole probabilità l'eccezionalità si estende nel passato a un periodo molto più lungo, forse ultrasecolare”.

Insomma: guerre, pandemia e carestia non hanno certo fermato la marcia del cambiamento climatico. Anzi, la rinnovata corsa alle fonti di gas e petrolio rischia di compromettere molti degli sforzi compiuti negli ultimi anni. A chiarire qual è la situazione, in un’intervista a Fanpage.it, il professor Luca Mercalli, climatologo, divulgatore scientifico e presidente della Società meteorologica italiana.

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Ieri, 24 maggio, al Ghiacciaio Ciardoney (2850 m, Gran Paradiso) è completamente esaurita la neve. Che significa?

Si tratta dell'ennesima testimonianza di queste anomalie climatiche ed è stupefacente anche per noi addetti ai lavori constatare come i modelli di simulazione scientifici trovino effettivamente riscontro nella realtà. Ritrovarci con il record assoluto di scomparsa precoce della neve conferma gli scenari degli ultimi trent'anni e dimostra che effettivamente la situazione è davvero deteriorata. Veniamo ai dati: la nostra stazione meteorologica misura con precisione attraverso una snow-cam  l'altezza della neve osservando un'asta posizionata a quasi tremila metri di quota, in un luogo impervio e irraggiungibile d'inverno. Le misurazioni sono state continuative negli ultimi 10 anni ma sappiamo che dal 1992 la neve non era mai andata via prima di ieri. Inoltre in base alle ricostruzioni climatiche del passato, non essendoci mai stata una combinazione di inverno e primavera così siccitose e temperature così alte, possiamo ragionevolmente affermare che l'unico precedente risale a non meno di 250 anni fa.

Quindi va peggio di quello che vi aspettavate?

No, possiamo dire che quello che sta accadendo è in linea con le attese. Chiaramente non è possibile giudicare da un singolo episodio, ma anno dopo anno troviamo nuove conferme della gravità della situazione: la tendenza è che la neve dura sempre meno e i ghiacciai si stanno sciogliendo.

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Secondo l'Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) si prevede che la temperatura media annua globale raggiungerà almeno una volta nei prossimi 5 anni gli 1,5° in più rispetto ai livelli preindustriali. Cosa comporterà tale incremento?

L'Organizzazione Meteorologica Mondiale sostiene che – secondo gli Accordi di Parigi – dobbiamo evitare di far aumentare la temperatura terrestre di una temperatura superiore agli 1,5 gradi, almeno se vogliamo evitare di creare un pianeta invivibile per i nostri figli. Tuttavia un conto è che questa temperatura sia stabilente e mediamente così elevata rispetto al periodo pre-industriale, un altro conto è che accada sporadicamente. Allora, al momento abbiamo ancora la possibilità di fermarci entro quella soglia anche se questo report del WMO rappresenta un campanello d'allarme. Un'altra brutta notizia, insomma, che dimostra che è sempre più urgente ridurre le emissioni di gas serra  se non vogliamo che quello sforamento di 1,5 gradi diventi definitivo e permanente nei prossimi anni.

Quali saranno le conseguenze di un’eventuale deglaciazione per la specie umana e per le altre specie naturali?

In Italia i ghiacciai rappresentano una piccolissima porzione di territorio limitata alle zone alpine e a un piccolo ghiacciaio sul Gran Sasso, tuttavia per quanto riguarda la specie umana dobbiamo attenderci ben presto una riduzione delle riserve idriche. Per le alte specie viventi invece le conseguenze saranno più gravi, perché esiste una biodiversità che ruota attorno alle zone d'alta montagna che sarà costretta ad emigrare altrove oppure a estinguersi del tutto. In scala molto più vasta la scomparsa dei ghiacciai sta già avendo effetti disastrosi in zone come la Siberia e il Canada.

Il ghiacciaio del Gran Paradiso
Il ghiacciaio del Gran Paradiso

Con la guerra in Ucraina è ripresa la corsa per accaparrarsi gas e petrolio. Stiamo perdendo l’ultima occasione per limitare il surriscaldamento globale?

Speriamo che la paura di rimanere al freddo e al buio solleciti la corsa alle fonti di energia rinnovabili, le uniche a garantirci un'indipendenza energetica visto che quelle fossili, almeno in Italia, bisogna andarle a chiedere altrove. Dobbiamo augurarci che la guerra convinca le persone che è molto meglio installare un pannello fotovoltaico sul tetto della propria casa piuttosto che comprare gas e petrolio dal dittatore di turno. In questo quadro trovo molto preoccupante che vengano destinati miliardi di euro agli armamenti: quei soldi andrebbero messi sulla transizione energetica, ma rischiano di finire all'acquisto di bombe. Cito il Premio Nobel Giorgio Parisi: sui tetti di Roma ci sono ancora più piscine che pannelli fotovoltaici.

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