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Omicidio Altavilla Milicia a Palermo

Strage di Palermo, perché il delirio di Giovanni Barreca non può spiegare da solo il triplice omicidio

Il profilo di Giovanni Barreca rientra in quello del tipico maltrattante, nel cui comportamento è possibile riscontrare quei fattori di rischio di escalation della violenza specifici delle relazioni maltrattanti, che spesso culminano con il femminicidio e il figlicidio, atti estremi di esercizio di quella medesima prevaricazione.
A cura di Margherita Carlini
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"Volevo liberarli dai demoni", inizia così, con queste parole pronunciate nel corso di una telefonata ai Carabinieri, la scoperta del massacro che Giovanni Barreca ha compiuto, sterminando la sua famiglia. Dalle ricostruzioni e dalle stesse dichiarazioni rese finora, l’uomo, imbianchino di 54 anni, avrebbe ucciso (forse diversi giorni fa) sua moglie Antonella Salamone, e due dei loro tre figli, Emanuel 5 anni e Kevin, 16. Unica sopravvissuta la figlia maggiore della coppia, di 17 anni, ritrovata ancora all’interno dell’abitazione in stato di shock.

Il pluriomicidio, secondo le prime ricostruzioni, sarebbe stato posto in essere con la complicità di una coppia di amici "di cui Antonella aveva paura", riferisce una conoscente, con i quali Barreca organizzava e frequentava rituali di purificazione presso le rispettive abitazioni.

Poche parole quelle che la ragazza sopravvissuta sarebbe riuscita a dire, raccontando di come il padre si sarebbe alzato in piena notte sostenendo che ci fosse il demonio in casa e che l’omicidio di sua madre e dei suoi fratelli sarebbe stato consumato nel corso di un esorcismo.

C’è la quasi certezza che il femminicidio di Antonella sia stato compiuto i primi giorni di febbraio, quando il suo cellulare ha smesso di essere raggiungibile, i figlicidi giorni dopo, probabilmente a seguito di lunghe torture a cui i minori sono stati sottoposti. La figlia sopravvissuta sarebbe stata costretta ad assistere e poi a restare in casa con i cadaveri dei suoi fratelli.

Ma chi era Giovanni Barreca, l’uomo che ha massacrato la sua famiglia "in nome della sua fede"? Dalle testimonianze che emergono, prima tra tutte quella della vicina di casa che afferma di aver avuto paura dell’uomo perché "sembrava diabolico" e in una circostanza l’aveva anche aggredita fisicamente, Barreca era un maltrattante.

Un uomo che esercitava violenza fisica nei confronti di sua moglie, "lei lo diceva che Giovanni le alzava le mani", sostiene sempre la vicina e faceva vivere la sua famiglia in una condizione di quasi totale isolamento, nella quale sembra che i figli non avessero nemmeno i libri per andare a scuola.

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Lo conferma anche la nonna di Antonella, che riferisce di essersi trattenuta in quella casa per qualche giorno un po' di tempo fa, ma di aver deciso di andarsene poco dopo perché "non c’era una situazione serena" in quella abitazione, con un uomo che "ripeteva sempre Dio è con noi". Ossessionato dalla fede, o meglio dalla sua idea di fede che si avvicina sicuramente di più a un delirio mistico.

Questo uomo sembra aver scelto, in maniera reiterata, lucida e ostinata di mantenere sua moglie e i suoi figli in un clima di privazioni e terrore, finalizzati a un unico scopo: l’esercizio del suo potere. Un potere che gli consentiva di condizionare le loro vite in virtù di quello che, dal suo punto di vista, era consentito e gradito alla sua divinità.

Particolarmente indicativo in questo senso anche il comportamento dell’unica sopravvissuta che non ha provato a sottrarsi a quell’orrore, nemmeno in assenza di suo padre, tanto era paralizzata e soggiogata dalla paura.

Un uomo il cui profilo rientra perfettamente in quello del tipico maltrattante, nel cui comportamento è possibile riscontrare quei fattori di rischio di escalation della violenza specifici delle relazioni maltrattanti, che, come troppo spesso la cronaca ci racconta, culminano con il femminicidio, e il figlicidio, atti estremi di esercizio di quella medesima prevaricazione. In un quadro, quello specifico, nel quale va ad aggiungersi un altro significativo fattore di rischio, la condizione delirante che ha condizionato, in maniera lucida e probabilmente premeditata, l’agito di questo uomo.

Portandolo a ritenere fondate e valide le sue convinzioni, ritenendosi, come è tipico in questi casi, in un rapporto esclusivo, particolare con la divinità, quasi fino ad appartenervi e a sentirsi quindi nella condizione di poter agire per il suo volere. Un convincimento che in queste situazioni è positivamente rinforzato dall’appartenenza a contesti gruppali come sembra essere accaduto per il sostegno ricevuto e la complicità della coppia di amici che avrebbero partecipato agli omicidi.

Appare opportuno però, a mio parere, chiarire che da solo il delirio di questo uomo non può spiegare quello che è successo, può averne forse determinato il fattore scatenante, ciò che ha innescato, nella sua mente, il massacro, ma Antonella, Emanuel e Kevin non sarebbero stati uccisi, al culmine di un continuum di violenze, prevaricazioni ed abusi, se quella violenza non avesse rappresentato per loro una costante, una lucida scelta di chi l’ha posta in essere, a fronte della quale, l’ossessione per la fede appare piuttosto una giustificazione.

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Sono Psicologa Clinica, Psicoterapeuta e Criminologa Forense. Esperta di Psicologia Giuridica, Investigativa e Criminale. Esperta in violenza di genere, valutazione del rischio di recidiva e di escalation dei comportamenti maltrattanti e persecutori e di strutturazione di piani di protezione. Formatrice a livello nazionale.
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