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Strage di Bologna, ergastolo a Gilberto Cavallini: “Nessun dubbio: strage di Stato”

Fu una strage politica. Così i giudici della Corte di Assise sulla strage di Bologna, l’attentato dinamitardo in cui morirono 85 persone compiuto alla stazione ferroviaria di Bologna il 2 agosto 1980, nelle motivazioni della condanna a Gilberto Cavallini. L’ex terrorista neofasista è stato ritenuto colpevole di concorso in strage con Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini.
A cura di Angela Marino
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Fu una strage politica. Così i giudici della Corte di Assise sulla strage di Bologna, l'attentato dinamitardo in cui morirono 85 persone compiuto alla stazione ferroviaria di Bologna il 2 agosto 1980. La corte si è così espressa nelle motivazioni della sentenza che un anno fa ha condannato all'ergastolo per concorso nella strage Gilberto Cavallini, il quarto uomo dei Nuclei Armati Rivoluzionari, l'organizzazione terroristica italiana d'ispirazione neofascista che progettò l'attentato.

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Nel 2017 Cavallini è stato rinviato a giudizio con l'accusa di concorso in strage, alla luce di nuovi elementi che hanno permesso alla magistratura di concludere che Cavallini avesse offerto supporto e rifugio ai condannati per la strage Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini, anch'essi membri dei NAR."Il dilemma" se la  sia una strage ‘comune' o ‘politica' "non esiste", scrivono i giudici, "perché si è trattato di una strage politica, o, più esattamente di una strage di Stato ". "Che a 37 anni di distanza – precisano – l'imputazione "sia di nuovo ‘implosa' in un'ottica minimalista e ‘spontaneista' che riconduce tutto alla dimensione autarchica di quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo (con le bombe, ma anche con il solito corteo di coperture e depistaggi) lascia perplessi, anche perché non si sa attraverso quale percorso istruttorio e/o processuale si sia approdati a ciò ".

L'orologio della stazione rimasto fermo all'ora dello scoppio. A destra tre vittime della strage: Leo Luca Marino, Angela Fresu e Angela Marino
L'orologio della stazione rimasto fermo all'ora dello scoppio. A destra tre vittime della strage: Leo Luca Marino, Angela Fresu e Angela Marino

Gilberto Cavallini, dunque "era tutt'altro che confinato in una cellula terroristica autonoma. Nonostante la sua maniacale riservatezza il suo nome è comparso in molti scenari, direttamente e/ o incidentalmente ". Cavallini, detto ‘Gigi' oppure ‘il Negro', è attualmente detenuto a Terni, in regime di semilibertà provvisoria. Il primo verdetto di colpevolezza riguardante la strage di Bologna risale al 1994, quando la condanna a undici anni di carcere pronunciata in primo grado venne confermata in appello. Nel 2017 è stato rinviato a giudizio con l'accusa di concorso in strage e condannato, il 9 gennaio 2020, all'ergastolo. È il nono della sua carriera criminale.

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Il 2 agosto 1980 alle 10:25, nella sala d'attesa di seconda classe della stazione di Bologna, l'esplosione di un ordigno a tempo, posizionato all'interno di una valigia abbandonata, fece crollare un'intera ala dell'edificio investendo anche il treno Ancona-Chiasso fermo sui binari. Le vittime furono 85, i feriti circa 200.

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