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Strage bus Avellino. Arriva perizia sui freni: l’impianto non avrebbe funzionato

L’impianto frenante del bus finito giù dal viadotto dell’A16 non avrebbe reagito alla sollecitazioni dell’autista e la valvola di sicurezza non si sarebbe attivata.
A cura di Redazione
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Finita la nuova perizia sui freni dell'autobus finito in un dirupo il 28 luglio 2013 mentre percorreva l'A16 e il viadotto Acqualonga. L'incidente cstoò la vita a 39 persone che rientravano da un pellegrinaggio alla casa natale di Padre Pio a Pietralcina. Secondo quanto emerso dalla perizia i freni posteriori non avrebbero reagito quando l'autista – Ciro Lametta, anch'egli morto nell'incidente – avrebbe tentato di frenare. Inoltre la valvola di sicurezza che avrebbe dovuto attivare i freni anteriori di emergenza non avrebbe funzionato.I rilievi sono stati effettuati dai consulenti della Procura di Avellino, Alessandro Lima e Lorenzo Caranna. Per tentare di ricostuire l'accaduto i periti hanno rimontato l'impianto frenante del bus caduto su un mezzo identico prodotto dalla stessa casa produttrice. Nell'inchiesta aperta dalla Procura di Avellino punta ad accertare le responsabilità sulle condizioni del tratto stradale e del guard rail che non ha retto all'impatto con il bus.  Dopo i rilievi sulle condizioni dell'autostrada si è passato ad una verifica delle condizioni dell'autobus. I test, effettuati presso un'officina specializzata di Avellino, erano volti a verificare le condizioni dell'impianto di frenata del bus. Il mezzo aveva percorso 800 mila kilometri e solo 5 mesi prima aveva superato la revisione.

Una seconda verifica verrà effettuata nella giornata di oggi in un'altra officina specializzata, questa volta a Casoria, Napoli.

La Procura di Avellino ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo plurimo e disastro colposo nei confronti del dirigente di Tronco della società Autostrade, Michele Renzi, del responsabile della manutenzione del tratto, Antonio Sorrentino, del proprietario del bus noleggiato, Gennaro Lametta, e dell'autista dello stesso.

Nel registro degli indagat anche due ex direttori di Tronco della società Autostrade, Nicola Spadavecchia e Paolo Berti, e Michele Maietta, coordinatore del Centro servizi di Cassino per omissione d'atti d'ufficio.

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