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Spogliatoi divisi per italiani e stranieri in fabbrica a Forlì: “Così i musulmani possono pregare”

La scelta di una azienda romagnola di Forlì ora al centro delle polemiche e delle critiche da parte dei sindacati. “Se non è una discriminazione razziale, è un fallimento del modello di integrazione tra i vari lavoratori” denunciano i sindacati. Il titolare: “È stata una decisione presa dai miei dipendenti”
A cura di Antonio Palma
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Operai fianco a fianco in fabbrica ma divisi tra italiani e stranieri negli spogliatoi che sono stati separati per permettere ai dipendenti islamici di poter pregare, è la scelta di una azienda romagnola di Forlì ora al centro delle polemiche e delle critiche da parte dei sindacati. In realtà la divisione andava avanti da tempo nella ditta specializzata in verniciature protettive ma è diventa di dominio pubblico dopo una vertenza sindacale per il caso di un operaio sospeso. I rappresentanti dei lavoratori infatti analizzando l’organizzazione del lavoro nell’azienda hanno scoperto che gli spazi per i dipendenti erano stati suddivisi tra italiani e stranieri e hanno protestato.

"C'era una vertenza. Ho contattato l'imprenditore. E sono rimasto scioccato quando mi ha messo al corrente che nella sua azienda ci sono spogliatoi separati: per lavoratori bianchi e lavoratori neri. Mi aveva detto: sarò pure considerato razzista ma nella mia azienda funziona così", ha spiegato il sindacalista Cristian Pancisi al Corriere della Sera, aggiungendo: “Se non è una discriminazione razziale, è un fallimento del modello di integrazione tra i vari lavoratori che sarebbe auspicabile. Andremo fino in fondo e, se non troveremo la sua collaborazione per cambiare, siamo pronti a battere anche altre strade".

Dall’azienda però ribattono che la scelta è il frutto di una precisa richiesta degli stessi lavoratori. “È stata una decisione presa dai miei dipendenti. Tra di loro ci sono dei musulmani che hanno il bisogno di pregare. Durante l’orario di lavoro hanno il permesso di farlo nello spogliatoio. Gli altri hanno detto: ma non è che per andare a fare la pipì devo vedere loro che pregano! Così di comune accordo hanno deciso. Tutto qui. E comunque gli spazi sono in comune, docce, bagno. Sono solamente separati da due porte” ha spiegato il titolare della ditta. Dal sindacato però replicano: “Il problema della convivenza di diverse etnie c’è in molte aziende. Per risolverlo c’è bisogno di tempo, competenza e volontà. In questo caso credo si sia cercata una soluzione troppo semplice. Inaccettabile”. Del fatto nei mesi scorsi era stato interessato anche l’ispettorato del lavoro che però dopo aver ascoltato gli operai aveva chiuso il fascicolo.

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