video suggerito
video suggerito

Sottrae 147mila euro dal conto comune e accusa marito di maltrattamenti: condannata per ‘infedeltà economica’

La donna di Vicenza aveva denunciato il marito per maltrattamenti, ma era tutto falso: la crisi matrimoniale è stata causata non dalle violenze, ma dal suo comportamento finanziario scorretto.
A cura di Biagio Chiariello
0 CONDIVISIONI
Immagine

Un imprenditore vicentino si accorge che qualcosa non va nei conti condivisi con la moglie: prelievi quotidiani di piccole somme, che sommate raggiungono cifre ingenti. La scoperta è sconvolgente: in pochi mesi la donna si è appropriata di circa 147 mila euro senza alcuna autorizzazione. Quello che sembrava un problema bancario diventa ben presto il cuore di una battaglia familiare che dura cinque anni, tra denunce, accuse e processi, fino a una sentenza che ribalta completamente la versione iniziale dei fatti.

Secondo il Corriere del Veneto, la coppia si era sposata nel 2011. L’uomo aveva accolto in casa la moglie e sua figlia nata da un precedente matrimonio, e in seguito erano nati altri due figli. La donna entra nell’impresa del marito e ottiene fiducia e potere: le viene riconosciuta una quota del 25 per cento della società, mentre entrambi condividono risparmi e conti correnti. Un legame economico e affettivo che sembra solido, ma che nel 2019 mostra le prime crepe.

Quando l’uomo riceve l’avviso della banca sui movimenti sospetti, affronta la moglie. La donna ammette di aver utilizzato il denaro “per i fatti propri”. La reazione dell’imprenditore è immediata: blocca il conto. Ma la tensione esplode. La moglie presenta denunce per maltrattamenti e ottiene l’allontanamento del marito da casa con un ordine di protezione. La vicenda sembra iniziare a prendere la piega di un conflitto domestico, ma le indagini penali mostrano un quadro diverso: testimonianze e prove, in particolare quelle della figlia maggiore, smentiscono le accuse. Non ci sono violenze, solo litigi familiari. Le denunce vengono archiviate.

Nel frattempo, la separazione civile procede. La donna chiede l’affido esclusivo dei figli, la casa coniugale e un mantenimento mensile di 7 mila euro, giustificando tutto con presunti maltrattamenti. Tuttavia, le perizie psicologiche e le consulenze tecniche (Ctu) rivelano che il motivo reale della crisi è di natura economica: le sottrazioni di denaro e la gestione scorretta dei fondi comuni sono alla base della rottura.

Nel luglio 2024, il tribunale di Vicenza emette la sentenza di primo grado: la donna è condannata per “infedeltà economica”. Le viene tolto il diritto all’assegno di mantenimento, deve contribuire solo al sostentamento dei figli e farsi carico delle spese legali. La Corte d’Appello conferma integralmente il verdetto lo scorso ottobre, sottolineando che la crisi matrimoniale dipende dai comportamenti economici scorretti della donna e non da presunti maltrattamenti.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views