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Il rapimento di Silvia Romano in Kenya

Silvia Romano, chiuso il profilo Facebook: “Troppi insulti, vogliamo solo stare in pace”

È stato chiuso il profilo Facebook di Silvia Romano, la cooperante milanese di 25 anni tornata in Italia domenica dopo 18 mesi di prigionia tra Kenya e Somalia. La ragazza è stata vittima nelle ultime ore di una serie di minacce e insulti via social media che hanno spinto Alberto Nobili, responsabile dell’antiterrorismo milanese, ad aprire un’inchiesta. Sotto accusa la sua conversione all’Islam. La mamma: “Provate a mandare un vostro parente due anni là e voglio vedere se non torna convertito”.
A cura di Ida Artiaco
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Silvia Romano
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Non è più visibile su Facebook dal primo pomeriggio di oggi, martedì 12 maggio, il profilo di Silvia Romano, la cooperante rapita nel novembre del 2018 in Kenya, tenuta prigioniera in Somalia dai militanti di Al Shabaab, liberata lo scorso 9 maggio e diventata oggetto di critiche e pesanti attacchi sui social fra l'altro per la sua conversione alla religione musulmana. Proprio per gli insulti ricevuti via social media Alberto Nobili, responsabile dell'antiterrorismo di Milano, città in cui la ragazza vive e dove è tornata nelle scorse ore, ha aperto una indagine. L'ipotesi, contro ignoti, è di minacce aggravate. La Prefettura del capoluogo lombardo sta valutando anche misure di protezione nei confronti della 25enne e della sua famiglia, e il palazzo del Casoretto in cui abita è già sorvegliato dalle forze dell'ordine.

Tra gli attacchi più pesanti ricevuti nelle scorse ore c'è quello di Nico Basso, consigliere comunale di Asolo (Treviso) capogruppo della civica Verso il futuro, ex assessore della giunta comunale leghista del comune trevigiano, che ha pubblicato un post su Facebook, che ha subito cancellato, in cui ha scritto "Impiccatela", accompagnando il messaggio ad una immagine e ad altri messaggi di odio e offese volgari rivolte alla giovane cooperante italiana liberata in Somalia dopo 18 mesi di prigionia. Sotto accusa è, oltre alla questione del riscatto pagato ai suoi rapitori, anche la sua conversione all'Islam. Silvia, infatti, ha raccontato ai pm di Roma che indagano sul suo caso che ha cambiato il suo nome in Aisha dopo aver abbracciato volontariamente la fede musulmana.

A difendere questa scelta è stata la mamma di Silvia, Francesca Fumagalli. "Come vuole che stia? Provate a mandare un vostro parente due anni là e voglio vedere se non torna convertito", ha detto uscendo con il cane dalla sua casa in via Casoretto, a Milano. "Usate il cervello – ha aggiunto la signora rientrando e ribadendo di non voler rilasciare altre dichiarazioni -. Vogliamo stare in pace, abbiamo bisogno di pace". Poco prima, al telefono con il Tg3 aveva dichiarato: "Cerchiamo di dimenticare, di chiudere un capitolo e aprirne un altro", mentre la loro casa resta blindata e sempre osservata da pattuglie delle forze dell'ordine. Per quanto riguarda un'eventuale conferenza stampa, "non facciamo niente – ha precisato – perché Silvia ha la quarantena. Siamo qua, poi fra due settimane vedremo, non lo so, del doman non v'è certezza. Visto come sono andate le cose, non so nulla".

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