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Sigaretta elettronica: il 9 luglio la protesta dei produttori a Roma

Per il prossimo 9 luglio l’Associazione Nazionale Fumo Elettronico ha indetto una manifestazione di protesta di fronte alla Camera dei Deputati volta a sensibilizzare istituzioni e opinione pubblica sulla necessità di rivedere l’ultimo provvedimento imposto per le sigarette elettroniche.
A cura di Susanna Picone
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Il prossimo 9 luglio a Roma andrà in scena la protesta dei produttori di sigarette elettroniche. “Non siamo fumo, non fate evaporare i nostri investimenti”: con questo slogan L’Anafe, Associazione Nazionale Fumo Elettronico – ha indetto una manifestazione di fronte alla Camera dei Deputati volta a sensibilizzare Governo, Parlamento e opinione pubblica sulla necessità di rivedere l’ultimo provvedimento che ha imposto per le sigarette una tassazione. Un provvedimento che – dicono – strozzerà un mercato che fino ad oggi è stato fiorente. L’intenzione dei produttori è quella di “ribadire l’assurdità di una tassazione che in sostanza ha equiparato le sigarette elettroniche alle sigarette tradizionali”. I produttori sottolineano come non si tiene conto del fatto che la sigaretta elettronica rappresenta una alternativa al tabacco che fa meno male, “che porterà a un risparmio sostanziale per lo Stato in termini di spese sanitarie e soprattutto che ha dato vita – continuano – a un mercato che in poco più di un anno ha permesso la nascita di un mondo fatto di 3000 imprese e 5000 persone che hanno investito cifre importanti, spesso frutto di liquidazioni da lavoro perso, e in gran parte ancora da recuperare”.

Un lavoro “che rischia seriamente di andare in fumo” – L’Associazione dei produttori parla di persone che hanno affittato negozi vuoti, che hanno assunto giovani, che pagano tasse e dazi doganali. Persone che hanno un lavoro “che rischia seriamente di andare in fumo”. Da qui il duro commento del presidente dell’Associazione Massimiliano Mancini: “Il Governo sembra non avere minimamente idea delle conseguenze di ciò che sta facendo. Imporre l'applicazione dell'imposta pari al 58,5% sul dispositivo, sulle parti di ricambio dello stesso – compresi cavi USB e batterie come quelle dei cellulari – e sulle ricariche, parificando tali prodotti sul piano della tassazione alle sigarette, equivale a mettere sullo stesso piano un prodotto che uccide con uno che fa molto meno male”.

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