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Sicilia, l’ex leader di Confindustria Antonello Montante aveva dato vita a una “mafia trasparente”

Il Gup di Caltanissetta Graziella Luparello nelle motivazioni della sentenza di condanna a 14 anni di reclusione a Montante spiega, tra le altre cose: “Aveva dato vita ad un fenomeno che può definirsi plasticamente non già quale mafia bianca, ma mafia trasparente, apparentemente priva di consistenza tattile e visiva e, perciò, in grado di infiltrarsi eludendo la resistenza delle comuni misure anticorpali”.
A cura di Davide Falcioni
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Antonello Montante, ex presidente di Confindustria in Sicilia, aveva "elaborato un progetto di occupazione egemonica dei posti di potere". E' quanto scrive il Gup di Caltanissetta, Graziella Luparello, nelle motivazioni della sentenza che lo ha condannato a 14 anni di reclusione. Quello dell'imprenditore è un progetto, spiega il giudice, che "era stato condiviso da tutti coloro che traevano beneficio dalla progressiva attuazione di esso", i quali, "del resto, non avevano alcun motivo per rifiutare le varie proposte di carriera, politica, amministrativa o industriale-associativa che via via, grazie alla innegabile abilità relazionale di Montante, si presentavano. Un progetto – sottolinea Luparello – condiviso anche da chi sapeva che Montante era la chiave di accesso a ministeri, enti pubblici e imprese private per ottenere posti di lavoro, trasferimento o incarichi di prestigio: Montante non gestiva potere, ma lo creava".

Secondo il gup, "se associarsi è una pratica legittima, che gode anche di copertura costituzionale, senza scadere nella illiceità in ragione della sola finalità egemonica nelle istituzioni politiche, associarsi per commettere reati, necessari per l'occupazione di posti di potere, integra il delitto di cui all'art. 416 c.p. Orbene, nel caso che ci occupa, gli imputati hanno commesso, in forma concorsuale, diversi delitti". Nelle motivazioni della sentenza del Gup che condanna l'ex presidente Montante a 14 anni di carcere si legge anche come lo stesso Montante "è stato il motore immobile di un meccanismo perverso di conquista e gestione occulta del potere, che, sotto le insegne di un'antimafia iconografica, ha sostanzialmente occupato, mediante la corruzione sistematica e le raffinate operazioni di "dossieraggio", molte delle istituzioni pubbliche, sia regionali che nazionali, dando vita ad un fenomeno che può definirsi plasticamente non già quale mafia bianca, ma mafia trasparente, apparentemente priva di consistenza tattile e visiva e, perciò, in grado di infiltrarsi eludendo la resistenza delle comuni misure anticorpali".

L'inchiesta su Montante: decine di richieste di raccomandazione da politici, giornalisti, poliziotti e magistrati

A sollevare il vero sull'importante sistema di potere organizzato da Montante era stata la Procura di Caltanissetta che aveva fatto scattare l'arresto nei confronti dell'imprenditore a maggio dello scorso anno con l’accusa diassociazione a delinquere finalizzata alla corruzione. I magistrati indagavano su presunti legami mafiosi dell’ex leader di Confindustria e in questo modo hanno scoperto la rete di spionaggio che lo teneva informato in tempo reale degli sviluppi delle indagini. Lo scenario aperto dal lavoro dei pm ha fatto emergere connivenze istituzionali e politiche.

Nella fase processuale i magistrati hanno ricostruito la rete intorno all’industriale: vi facevano parte vertici delle forze di polizia e dei Servizi, prefetti, imprenditori, giornalisti, magistrati che a lui si rivolgevano per avanzamenti di carriera. L’inchiesta ha raccontato come Montante fosse il destinatario di innumerevoli richieste di raccomandazione: gli investigatori ne hanno trovate almeno una novantina, arrivate tra il 2007 e il 2015, e altre 40 di soggetti che erano stati “certamente” segnalati.

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