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backstair / Shalom, la comunità degli orrori

Shalom, aperta nuova inchiesta sulla comunità: il fascicolo per maltrattamenti

Aperto un nuovo fascicolo per maltrattamenti sulla comunità Shalom in provincia di Brescia. Titolare del fascicolo sulla struttura, che è stata anche oggetto dell’inchiesta di Fanpage.it, è il pm Jacopo Berardi.
A cura di Gabriella Mazzeo
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A seguito di un esposto depositato dall'avvocato che assiste un ex ospite della struttura, la Procura ha aperto un nuovo fascicolo contro ignoti per maltrattamenti nella comunità Shalom in provincia di Brescia. Il centro, che è anche oggetto dell'inchiesta di Fanpage.it, era già stato sotto la lente di ingrandimento delle autorità nel 2013. Nel processo, tra primo e secondo grado, gli imputati erano stati assolti.

Titolare del fascicolo aperto sulla comunità dopo la trasmissione dell'inchiesta durante la puntata di Piazza Pulita, è il pm Jacopo Berardi. La fondatrice e responsabile del centro, Suor Rosalina, ha convocato nella giornata di oggi una conferenza stampa all'interno della struttura. Ai giornalisti di Fanpage.it è stato negato in un primo momento l'ingresso per ordine della suora nonostante l'esibizione del tesserino giornalistico come richiesto.

Durante la conferenza stampa, la suora ha affermato che gli insulti pronunciati nei confronti degli ospiti della struttura e ripresi dalle telecamere sono un modo per insegnare ai ragazzi il "rispetto nei confronti di genitori, psicologi e medici". "Merda – asserisce suor Rosalina – è definito il male. In comunità impareranno questo e non chiameranno così i genitori". Sulle violenze documentate anche nei filmati dei carabinieri del 2013, la responsabile della comunità ha affermato che si tratta di "violenze tra ragazzi che discutono". "Non possiamo impedire che gli ospiti si attacchino" ha continuato durante la conferenza stampa mandata in diretta sui portali social della comunità.

Gli episodi dell’inchiesta

Durante il suo intervento, Suor Rosalina si è scagliata anche contro la giornalista infiltrata dentro la comunità come volontaria. "Era morbosa e appiccicosa, faceva troppe domande, era troppo interessata a carpire informazioni dalle operatrici su quello che succede dentro la struttura – ha dichiarato circondata dai suoi cani -. Aveva sempre le mani sui genitali per nascondere qualcosa, oggi sappiamo perché". In ultimo, la responsabile della struttura ha asserito di aver avuto il dubbio che la giornalista "non fosse una donna, ma un uomo". "Le ragazze venivano e mi dicevano "ma non sarà un travestito?". Ho avuto paura, il Signore mi perdoni, così le ho detto: ‘tu non puoi più venire in comunità perché abbiamo il dubbio che tu non sia una donna, ma un uomo'".

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