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Sesso e figlio con studente 15enne, prof condannata a 6 anni e 5 mesi

La corte di appello di Firenze oggi ha confermato l’impianto accusatorio della Procura condannando la donna in secondo grado.
A cura di Antonio Palma
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Sei anni e 5 mesi di reclusione, è questa la sentenza di condanna in secondo grado per la professoressa toscana finita a processo per aver avuto rapporti sessuali con un suo allievo 15enne da cui poi ha avuto anche un figlio. La corte di appello di Firenze oggi in pratica ha confermato l’impianto accusatorio della Procura condannando la donna a una pena del tutto analoga a quella già emessa nel processo di primo grado.

La professoressa infatti era stata condannata già nel giugno 2021 dal tribunale di Prato a 6 anni e 6 mesi per la medesima accusa di atti sessuali e violenza sessuale per induzione su minore. In secondo grado la pena è stata ridotta dai giudici di appena un mese. Al momento della sentenza, la donna era presente in aula stamani insieme al marito, anche lui sul banco degli imputati per il reato di falsa attestazione di stato per essersi attribuito la paternità del bimbo nonostante sapesse, secondo l'accusa, che sua moglie l'avesse concepito con il giovane studente. L'uomo è stato però assolto con un ribaltamento della sentenza di primo grado

I giudici hanno disposto anche la provvisionale in favore della parte offesa di 30mila euro e di 10mila euro a entrambi i genitori del ragazzo. I fatti contestati risalgono al 2018 quando venne a galla il rapporto tra la donna, che oggi ha 34 anni, e lo studente minorenne all’epoca dei fatti. La donna dava lezioni private di lingua inglese al quindicenne quando tra i due si sono consumati vari atti sessuali da cui poi è nato il piccolo. L'indagine nacque da una denuncia dei genitori del ragazzo che appresero dell'esistenza della relazione tra il figlio e l'insegnante.

L'imputata "ha di fatto sequestrato la vittima, tra l'altro figlio di una sua amica. Lo ha legato a sé e ha sperato di rimanere incinta, vero è che era delusa di un primo esito negativo del test di gravidanza e lo ha poi ripetuto a una settimana di distanza" ha sostenuto  l'avvocato Roberta Roviello, legale di parte civile della famiglia della parte offesa.

Di diverso avviso l'avvocato difensore della donna, secondo il quale la sua assistita "ha fatto pressioni, ma non sessuali, cercava affettività: sbagliata, malata, eticamente condannabile, ma affettività. L'allievo rispondeva con messaggi dettagliati ed espliciti, suggerendole di guardare dei video per eseguire meglio una prestazione richiesta. Non si ha a che fare con un soggetto passivo che subisce pressioni sessuali, lei lo faceva per sentirsi dire di essere amata. Sbagliando, ma quello voleva, essere amata".

Il legale ha ricordato che la donna si è sottoposta volontariamente a un supporto psicologico e si sta facendo curare mentre "la parte offesa ha continuato poi a cercare rapporti con altre coetanee, a dimostrazione che non ha avuto la sessualità devastata".

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