
Dopo la pubblicazione della testimonianza di Emilia, 19enne della provincia di Caserta, la redazione di Fanpage.it ha ricevuto numerose lettere di lettori che hanno voluto raccontare la propria esperienza con il semestre filtro di Medicina, che da quest'anno è propedeutico per l'iscrizione alla facoltà di Medicina e Chirurgia. In attesa di conoscere i risultati del primo appello della prova, che verranno resi pubblici domani sul portale Universitaly, ecco quanto ci ha scritto Deborah.
"Mi chiamo Deborah, ho ventisette anni e frequento il semestre filtro di Medicina. Forse la prima cosa che colpisce è proprio la mia età: ventisette anni. Due lauree in lingue alle spalle, un lavoro full-time, una vita già avviata su binari diversi. Eppure i sogni, quando li chiudi troppo a lungo in un cassetto, finiscono per bussare con forza. Per reclamare spazio. Quando uscì la riforma, ebbi l’impressione che qualcuno avesse dato una scossa al fondo di quel cassetto: “Un semestre filtro, su modello francese, senza test d’ingresso. Forse è il segno che aspettavo”, mi dissi. Così ho provato. Ho scelto di provarci davvero.
A luglio non potevo immaginare cosa mi avrebbe aspettata. Con i compagni di corso spesso scherzavamo definendo il semestre filtro come uno ‘squid game universitario': eravamo uniti nell’ansia e nel sostenerci, eppure consapevoli di essere diventati, nostro malgrado, concorrenti. Perché i posti sono pochi, pochissimi, e il sistema sembra disegnato per metterci l’uno contro l’altro. La promessa era quella di superare il test d’ingresso. La realtà è stata un percorso più duro, più caotico, più estenuante.
Avevo dalla mia anni di studio, un metodo rodato, cinque anni di università già vissuti. Ma in nessuno di quegli anni avevo mai preparato tre esami insieme in appena un mese e mezzo, studiando di notte, all’alba, tra una pausa pranzo mancata e un respiro corto. E mi chiedo come chi è appena uscito dal liceo abbia potuto sopravvivere a tutto questo senza spezzarsi.
E poi il 20. Il giorno dell’esame. Quello che sarebbe dovuto essere il nostro riscatto, la nostra prova di maturità e di coraggio. Invece ci siamo trovati davanti una prova piena di refusi, ambiguità, domande già circolate sul web la sera prima, gente che copiava, inesattezze di ogni tipo. E lì ti fermi, e guardi indietro: i sacrifici, le notti, la fatica, la speranza. E senti tutto franare. Ti senti piccolo, ti senti preso in giro.
A noi è stata richiesta la perfezione — “dovete essere computer quantistici”, come disse la Ministra. Eppure la perfezione non è stata nemmeno lontanamente garantita da chi l’esame l’ha preparato. Tutto questo per cosa? Perché volevamo diventare medici. Perché volevamo offrire al nostro Paese qualcosa di buono, di utile, di umano. La salute mentale di molti è stata logorata, e lo dice una persona che ha già affrontato cinque anni di università, che ha un bagaglio più solido di chi ha appena finito la Maturità. E se io mi sono sentita spezzare, non oso immaginare gli altri.
Non so se entrerò quest’anno. Non lo so davvero.
Ma una cosa mi sento di dirla: la Ministra Bernini non ha solo compromesso un sogno. Ha ferito profondamente la sanità mentale di migliaia di ragazzi. E la morale quale è? Che forse, nel nostro Paese, conviene essere furbi. Che quello che vi ritroverete, domani, saranno medici che hanno imparato a superare ostacoli non con studio e dedizione, ma con scorciatoie. Medici che VI faranno diagnosi su ChatGPT. Ed è questo che fa più male: pensare che forse non vale nemmeno la pena donare il proprio talento a un Paese che non sa riconoscere chi davvero merita e che sa farne anche della sanità una mera questione politica".
Se anche tu hai avuto un’esperienza simile a quella di Deborah partecipando alla prova del semestre filtro di Medicina, scrivici a segnalazioni@fanpage.it o clicca qui.