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Scuola, per gli studenti delle superiori che tornano in classe è allarme trasporti pubblici

Come è andata la riapertura delle scuole superiori nelle Regioni che hanno dato l’ok al rientro sui banchi? Secondo una indagine condotta da Skuola.net su 3500 studenti di licei, istituti tecnici e professionali, solo il 47% nelle ultime settimane ravvisa miglioramenti riguardo ai trasporti e agli orari di ingresso scaglionati. Si continua, dunque, a navigare a vista. Non stupisce quindi che il 60% avrebbe aspettato ancora per riaprire.
A cura di Ida Artiaco
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Con il ritorno in classe degli studenti delle superiori di Liguria, Umbria, Marche e Lombardia, da oggi, lunedì 25 gennaio, aumenta il numero delle Regioni che stanno riaprendo le scuole dopo mesi di stop a causa dell'emergenza Coronavirus. Si tratta di un rientro in presenza solo per il 50% degli studenti delle superiori, ma che rappresenta un primo ritorno alla normalità. All'appello mancano ormai soltanto Campania, Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Veneto, Calabria e Basilicata, che riprenderanno le lezioni in aula solo il primo febbraio. Ma come è andata per i ragazzi che già sono tornati a scuola? Secondo un'indagine condotta da Skuola.net su 3500 studenti di licei, istituti tecnici e professionali, in realtà è cambiato poco o nulla rispetto all'inizio dell'anno scolastico. In particolare, ciò è vero soprattutto per quanto riguarda il trasporto pubblico, che è stato anche al centro delle linee guida approvate dai Tavoli prefettizi di fine dicembre. Meno della metà degli intervistati, il 47%, ha notato dei miglioramenti.

Per scongiurare gli assembramenti sui mezzi e fuori scuola si è pensato di invitare gli istituti a dividere ulteriormente le classi che quotidianamente sarebbero dovute andare fisicamente in
classe, garantendo la presenza di almeno il 50% degli iscritti, attraverso orari di ingresso scaglionati. Ma anche questi sembrano non funzionare alla perfezione. Ad oggi, per il 56% dei ragazzi l'orario è rimasto quello di sempre. E, anche laddove sono stati fatti dei cambiamenti l'ipotesi delle lezioni al pomeriggio è comunque stata evitata il più possibile: solo 1 su 4 ha il turno fisso fino alle 16:00, gli altri (72%) o vanno sempre e solo di mattina oppure si alternano tra le due fasce. Per agevolare il ritorno alla didattica in presenza c'è anche la possibilità presa in considerazione da alcuni istituti di aggiungere un giorno di lezione a chi in precedenza faceva la settimana corta, prolungando le lezioni al sabato. Ma, se si toglie quel 46% che già diceva di fare sei giorni di scuola su sette, ci si accorge che appena il 28% degli altri ragazzi sperimenterà per la prima volta la settimana lunga. Non seguito neppure il suggerimento di accorciare l'ora delle singole lezioni – da 60 a 45 minuti – soprattutto per consentire l'aerazione delle classi, dal momento che sta avvenendo solo nella metà dei casi. Si continua, dunque, a navigare a vista. Non stupisce quindi che il 60% avrebbe aspettato ancora per riaprire.

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