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Scavano a mani nude per salvare Mara: la cucciola di beagle era rimasta incastrata sotto un masso

Mara, una cucciola di beagle, rimane incastrata in un cuniculo a Sassari. Intervengono i vigili del fuoco che, dopo ore di lavoro, restituiscono al cane la libertà. Sono state utilizzate una ruspa e le mani di molti operatori, cercando di prevenire ogni danno ulteriore al corpicino della piccola amica a quattro zampe.
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Una cuccioletta di beagle rimane incastrata sotto un masso nella campagna sarda. Non riesce a trovare una via d’uscita per abbandonare il cunicolo. I vigili del fuoco scavano con le mani per ore e le restituiscono la libertà.

È tornata libera dopo diverse ore Mara, la cucciola di beagle che martedì scorso è rimasta bloccata in un cunicolo, ostruito da un masso. Dopo una segnalazione i vigili del fuoco sono intervenuti sul posto. Poteva essere una trappola mortale quel cunicolo in località Bono, in provincia di Sassari. Invece l’impegno e l’attenzione degli operatori, hanno riconsegnato la cagnolina alla natura. Le operazioni sono state condotte con l’attenzione di chi non avrebbe mai voluto fare del male alla piccola prigioniera. In un primo momento è stata utilizzata una ruspa per liberare il campo dal cumulo di sassi e detriti che ostruivano il passaggio. Poi, iniziando a intravedere Mara, i pompieri le hanno procurato acqua e cibo. Assicuratisi che il cane stesse ancora bene, i vigili del fuoco hanno iniziato a scavare con le mani e hanno liberato lo spazio necessario a spingere uno di loro sempre più vicino al cane. Finalmente è spuntato il cucciolo dal cunicolo, incolume. Visibilmente traumatizzata, Mara è stata portata in salvo e affidata alle cure dei veterinari che le hanno scrollato la terra di dosso e dato assistenza.

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Non è il primo di caso di un piccolo amico a quattro zampe salvato da morte certa. Celebre è l'episodio del cagnolino precipitato nel fiume qualche anno fa. Fermo e impaurito dalla corrente che lo avrebbe trascinato via, il cane viene raggiunto in acqua da un giovane ragazzo. Gli amici del benefattore, all’epoca si unirono in una vera e propria catena umana che consentì, anche in quell’episodio di portare in salvo il cagnolino.

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