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Scarcerazione per Simone e Daccò, ma il faccendiere resta in cella

Il Gip ha deciso di non prolungare la custodia cautelare per l’ex assessore regionale lombardo e il faccendiere amico di Formigoni nell’ambito dello scandalo Maugeri. Daccò rimarrà in cella perché condannato per il crac del San Raffaele.
A cura di Antonio Palma
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Scarcerazione per Simone e Daccò, ma il faccendiere resta in cella

Il Giudice per le indagini preliminari di Milano ha dato il via libera alla scarcerazione per Antonio Simone e Pierangelo Daccò nell'ambito dell'inchiesta sullo scandalo della fondazione Maugeri che vede tra gli indagati anche il Governatore della Regione Lombardia. Respinta così la richiesta dei pm Gaetano Ruta, Laura Pedio e Antonio Pastore che avevano proposto al giudice di prorogare i termini della custodia cautelare per altri tre mesi sia a Daccò che a Simone sottolineando il pericolo di reiterazione del reato. Mentre però per l’ex assessore alla Sanità della Regione Lombardia, Antonio Simone, la decisione sarà effettiva e potrà abbandonare il carcere di San Vittore, il faccendiere e amico di vacanze del Governatore Formigoni invece resterà nel carcere di Opera perché detenuto per l'altra inchiesta milanese sul crac dell'ospedale San Raffaele. Daccò infatti è stato condannato pochi giorni fa con rito abbreviato a dieci anni di reclusione per bancarotta fraudolenta e dovrà rimanere in cella avendo il giudice rigettato la richiesta degli arresti domiciliari avanzata dai suoi legali.

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