Salva la vita a 19 profughi che stavano annegando: la nuotatrice Sarah Mardini a processo in Grecia

Celebrata come icona di coraggio e solidarietà per essersi tuffata in mare e aver salvato 19 profughi che stavano annegando su un barcone alla deriva, è ora accusata di tratta di esseri umani per aver cercato di aiutarne altri con lo stesso spirito della prima volta. È l’incredibile vicenda giudiziaria in cui è rimasta coinvolta in Grecia la nuotatrice siriana Sarah Mardini insieme ad altri operatori umanitari dell’Emergency Response Center International (Erci) di cui faceva parte. Secondo le autorità elleniche, infatti, il gruppo di soccorritori coi loro salvataggi davanti alle coste dell’Isola di Lesbo, tra il 2016 e il 2018, avrebbero messo in atto una tratta di esseri umani tramite l’appartenenza a un gruppo criminale finanziato con denaro illecito e dedito a spionaggio e divulgazione di segreti di Stato.
Imputazioni pesantissime che hanno fatto scattare una levata di scudi da parte di tutte le organizzazioni umanitarie internazionali che bollano le accuse contro Sarah Mardini e il volontario tedesco Seán Binder come “farsesche” e “motivate politicamente” . “Sarah e Seán hanno salvato vite umane, individuando imbarcazioni in difficoltà al largo delle coste greche e fornendo alle persone approdate a Lesbo coperte, acqua e un solidale benvenuto. Le accuse mosse nei loro confronti sono farsesche e non avrebbero mai dovuto portare a un processo” ha dichiarato Nils Muižnieks, direttore di Amnesty International per l’Europa. Il processo a loro carico si è aperto giovedì scorso ma è stato subito sospeso e rinviato. Il tribunale di Lesbo, non avendo competenza, ha deciso di inviare il caso a una corte superiore anche se le accuse permangono ed entrambi rischiano fino a 25 anni di carcere dopo aver già trascorso oltre tre mesi in cella durante il loro arresto tre anni fa. La nuova udienza non è stata ancora fissata.

I fatti in effetti risalgono al 2018 e nonostante le critiche e le dure prese di posizione anche dell’Europa, il procedimento è andato avanti. “Sono sopravvissuta a una guerra civile, ho nuotato attraverso il mare mosso per cercare rifugio in Europa e sono riuscita rimanere mentalmente forte per tutto il tempo. Ma il trauma che ho vissuto dopo essere stata accusata di aver fornito aiuto a richiedenti asilo non potrò mai dimenticarlo” ha raccontato Mardini. La sua vicenda inizia nel 2015 quando salva nelle acque dell’Egeo l’imbarcazione in avaria su cui viaggiava con la sorella, trascinandola per ore nuotando. Ottenuto l’asilo in Germania era poi tornata in Grecia come volontaria per soccorrere altri profughi come lei.