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Ruby bis, domani la sentenza: Nicole Minetti, Lele Mora e Fede rischiano 7 anni

A 26 giorni dalla sentenza di condanna a sette anni di carcere e all’interdizione dai pubblici uffici per Berlusconi, l’ex consigliera del Pdl, l’ex direttore del Tg4 e l’ex talent scout rischiano una pena analoga. Sono accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile.
A cura di Biagio Chiariello
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Domani è il giorno della sentenza del processo Ruby bis a carico Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. I tre sono infatti accusati di induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile. Così, a meno di un mese dalla sentenza di condanna a sette anni di carcere e all'interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi nel dibattimento gemello, l'ex consigliera del Pdl, l'ex direttore del Tg4 e l'ex agente dei vip rischiano una pena analoga.  I magistrati non hanno dubbi: sarebbero stati loro a selezionare le ragazze per le serate a luci rosse ad Arcore in cambio di buste contenenti diverse migliaia di euro e altre regali come auto e gioielli. Sono in tutto 34 le giovani individuate dalle indagini che sarebbero state indotte a prostituirsi durante le serate nelle residenze dell'ex premier per soddisfare, come ha esplicitato il pm Sargemano in requisitoria, il "piacere" del Cavaliere.

I giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Milano, presieduti da Anna Maria Gatto, si riuniranno subito in camera di consiglio perché non sono previste repliche dei pm. "E’ incomprensibile la richiesta di una pena così alta, in una parificazione accusatoria con gli altri imputati che non trova assolutamente alcun riscontro, né nel materiale probatorio, né nel comportamento processuale della nostra assistita", è stato il commento dell’avvocato difensore di Nicole Minetti, Paolo Righi, a proposito della richiesta di 7 anni. C'è sicuramente da dire che, sebbene qui non risulti imputato, sulla caso aleggia il “fantasma” del Cav: sarà difficile non tenere conto della condanna a lui inflitta lo scorso 24 giugno nell'elaborazione del verdetto per Fede, Minetti e Mora.

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