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Ricoverato per polmonite muore alcuni giorni dopo: “Soffocato da dentiera dimenticata dai medici”

Secondo la perizia disposta dal Tribunale di Genova, il corpo estraneo ha peggiorato la condizione di insufficienza respiratoria dell’uomo. La terribile vicenda risale a quattro anni fa e ora è arrivata nella fase del risarcimento del danno su cui però famiglia dell’uomo e Asl non trovano accordo.
A cura di Antonio Palma
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Ricoverato in ospedale a Genova per una broncopolmonite, subito diagnosticata e curata, un uomo di 77 anni è morto alcuni giorni dopo per l’aggravarsi improvviso delle sue condizioni, a cui avrebbe contribuito il fatto che nessuno in reparto si sarebbe accorto di una protesi dentaria che lo stava soffocando. La terribile vicenda risale a quattro anni fa e ora è arrivata nella fase del risarcimento del danno su cui però famiglia dell’uomo e Asl genovese non trovano accordo, valutando diversamente il peso dell'errore sul decesso del paziente.

Come ricostruisce il Secolo XIX, il 77enne Enrico Bruno Pescetto era stato soccorso e ricoverato per una broncopolmonite che aveva aggravato il suo stato di salute già precario. I medici del pronto soccorso dell’ospedale genovese Villa Scassi accertarono subito la patologia, tanto che durante il successivo ricovero vennero messe in atto le opportune procedure cliniche.

Per qualche giorno le condizioni dell’uomo risultarono stazionarie fino a un improvviso peggioramento che portò al suo decesso, una decina di giorni dopo l’accesso in ospedale. Un decesso che, secondo la perizia tecnica disposta dal tribunale civile, sarebbe da addebitare anche alla mancata rimozione della protesi dentaria che avrebbe aggravato le difficoltà respiratorie del 77enne.

Secondo la perizia infatti, “sussiste certamente rapporto causale tra l’evento morte e gli esiti peggiorativi determinati dall’azione del corpo estraneo la cui presenza deve farsi risalire a circa 48 ore prima del momento in cui esso fu individuato e rimosso. Tale colpevole ritardo ebbe come conseguenza, secondo il criterio di elevata probabilità, una riduzione delle chance di sopravvivenza quantificabile in misura non inferiore a due terzi”.

Una perizia che ha portato a una trattativa sul risarcimento del danno su cui però non c’è accordo tra le parti. “Non ci diamo pace per quanto accaduto e vogliamo che questi errori, per i quali la Asl3 non si è neppure scusata con noi, non si ripetano più in futuro” hanno dichiarato i parenti dell’uomo a Repubblica.

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